Nella fattispecie, ci sono uomini che hanno il fluido distruttore: in alcuni, straordinari casi, camuffato da potere creativo. Replicanti difettosi di Re Mida, ma molto, molto più potenti.
Prendiamo il nostro Silvione nazionale, ad esempio.
Che ha trasformato la televisione in un circo di terz’ordine, i teatri su cui ha messo le mani in discariche televisive e la politica nazionale nel più disgustoso teatrino di pupazzi deformi.
In pochi anni è riuscito a far tornare gli italiani degli elettori coprofagi inebetiti dai reality show, a far crollare Pompei e affondare la scuola pubblica, a desertificare la cultura e a lasciar scappare le industrie.
A convincere gli operai che a votare il padrone si fa un bell’affare.
Ha mortificato il giornalismo e l’informazione, legittimato la pubblica compravendita di anime, mistificato la lingua italiana, distrutto l’immagine del nostro paese (e dopo Al Capone, è un bel traguardo), sdoganato la femmina pneumatica e creato un servilismo e una piaggeria senza ieri.
Ha cancellato la vergogna e il pudore.
Ed è stato capace anche di abbassare il livello delle puttane.
Una volta c’erano le puttane e le puttane di lusso. Poi le puttane di lusso sono diventate escort: accompagnatrici acculturate, raffinate, poliglotte che all’occorrenza ti accoglievano tra le cosce.
Niente, raso al suolo anche questo: oggi le escort che frequentano i salotti sono cerebrolese imberbi dalla dubbia vocazione e dalla discutibile arte.
Un paese di ebeti mangiamerda passi, ma senza puttane grandiose no: è troppo.
Prevedo grandissime rivoluzioni.
Dove sono andati i tempi di una volta per Giunone, quando ci voleva, per fare il mestiere, anche un po’ di vocazione? (La città vecchia – Fabrizio De Andrè)