puzzle

Creato il 06 febbraio 2011 da Luci

All’inizio, l’arte del puzzle sembra un’arte breve, di poco spessore, tutta contenuta in uno scarno insegnamento della Gestalttheorie: l’oggetto preso di mira – sia esso un atto percettivo, un apprendimento, un sistema fisiologico o, nel nostro caso, un puzzle di legno – non è una somma di elementi che bisognerebbe dapprima isolare e analizzare, ma un insieme, una forma cioè, una struttura: l’elemento non preesiste all’insieme, non è più immediato né più antico, non sono gli elementi a determinare l’insieme, ma l’insieme a determinare gli elementi.

Non nel soggetto del quadro o nella tecnica del pittore sta la difficoltà dei puzzle, ma nella sapienza del taglio, e un taglio aleatorio produrrà necessariamente una difficoltà aleatoria, oscillante fra una facilità estrema per i bordi, i particolari, le macchie di luce, gli oggetti ben definiti, le pennellate, le transizioni, e una difficoltà fastidiosa per tutto il resto: il cielo senza nuvole, la sabbia, i prati, i coltivi, le zone d’ombra.

Si può guardare il pezzo di un puzzle per tre giorni di seguito credendo di sapere tutto della sua configurazione e del suo colore, senza aver fatto il minimo passo avanti: conta solo la possibilità di collegare quel pezzo ad altri pezzi.

(Georges Perec, la vita istruzioni per l’uso)

il dottore ha detto che devo stare in casa al calduccio e fare le cose come i vecchi.

quindi lo faccio, in fin dei conti non ci vuole molto sforzo, mi piace abbastanza l’acciabattamento, sono tornata dal giappone stanca da morire e “il riposo” mi pare una bella attività.

tossisco sempre come un lupo mannaro, ma dice che piano piano se ne va, per ora io mi fido.

e così stamani ho preso la scatola col puzzle regalato a natale e l’ho sparpagliato sul tavolo.

è un quadro di chagall, per la precisione questo:

come potete immaginare si tratta di 950 pezzi azzurri e di 50 pezzi colorati, ma anche quello è il suo bello.

e così, da stamani, mi rigiro fra le mani pezzettini di cielo mescolati a pezzettini di strada, di tetti, di muri di case, tutti, rigorosamente blu.

e così il violino del suonatore diventa un punto di accumulazione di pezzettini, perchè il colore cambia piano piano, andando verso lo strumento. e così il mazzo di fiori è un centro del quadro, come un secondo sole, che insieme al titolare, arancio in mezzo al cielo, aiuta un pochino a trovare i primi pezzi coi quali partire.

ad uncerto punto mi sono ritrovata in mano un pezzo che conteneva la scritta “cha” e mi sono messa a cercare quello contenente “gall”.  chissà se quando  ha firmato il quadro, poteva immaginare che metà del suo nome sarebbe stata su un pezzettino di cartone con un ansa a rientrare e l’altra metà con il pispolo che ci va dentro…


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