PYRRHON, The Mother of Virtues

Creato il 07 maggio 2014 da The New Noise @TheNewNoiseIt

I seguaci del death metal di più larghe vedute e gli amanti delle morbosità di Lovecraft troveranno il loro appetito saziato dal secondo album dei newyorkesi Pyrrhon. Messo sotto contratto dalla lungimirante Relapse, sempre pronta ad accaparrarsi i nomi più originali e in questo caso sperimentali della scena estrema, il gruppo guidato dal cantante Doug Moore sviluppa in modo completo il proprio concept musicale e tematico (i disagi della società odierna) dopo l’esordio An Excellent Servant But A Terrible Master (2011), promettente ma inficiato da una produzione approssimativa. L’iniziale “The Oracle Of Nassau” è una cacofonia vertiginosa di note lunghe e assoli concentrici, un autentico capharnaüm musicale figlio illegittimo del grindcore più estremo. Un distacco immediato viene prodotto da “White Flag”, che si insinua lenta e strisciante con riverberi stridenti e vocalizzi malati prossimi al black metal, per poi accelerare in un turbinio a spirale e s’acquieta su arpeggi distaccati. L’impressione è di trovarsi innanzi a una macchia sonora indistinta e cangiante, che assume le sembianze sfocate di un mostro camaleontico da cui allontanarsi, timorosi di essere sbranati. La sensazione di straniamento e angoscia viene evocata dallo stesso artwork di copertina, che rappresenta, abbozzata, una donna incinta col corpo ricoperto di occhi e aggredita da insetti. L’ascolto di tracce come la pesantissima “Sleeper Agent”, la doomeggiante “Eternity In A Breath” (affine agli ultimi Behemoth nei suoi tratti più marziali), fino alla furiosa “Balkanized”, conferma The Mother Of Virtues come un album complesso, sfuggente e di difficile collocabilità. Tecnichal death con influenze progressive o psichedelia surreale? Clanging metal o dark jazz? Arduo fornire una risposta definitiva per un disco che fa della confusione organizzata il suo tratto distintivo.

Chi mastica sonorità molto estreme potrebbe trovare spunti interessanti in The Mother Of Virtues, tutti gli altri si tengano a debita distanza.

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