Al primo sguardo distante, reso più incerto dai veli di nebbia che fanno del sole un disco biancastro, non sai se il miraggio sia il mare che stai solcando, e invece è terraferma, o i palazzi e le chiese appoggiati sull'acqua, in realtà scogli di forme architettoniche. (p. 429)
«A Venezia ci si perde, compare, anche quando si crede di conoscerla bene, capito? Si resta completamente in balia di quella città. Un labirinto di canali, vicoli, chiese e palazzi che ti compaiono davanti come in un sogno, senza un legame apparente con quanto hai potuto vedere fino a quel momento.» (p. 406)Alcune pagine della prima metà del romanzo risultano un po'complesse, soprattutto per la presenza di molti personaggi con nomi simili e idee anche solo leggermente diverse (dal momento che la mia lettura si è protratta per qualche settimana, ho dovuto spesso tornare a cercare questo e quello), ma la narrazione è ben costruita, accattivante e ricca di descrizioni che rimandano al grande romanzo storico. Ad ogni capitolo si avverte la solida documentazione storica, religiosa, economica e artistica che sta alla base e non di rado ci vengono presentati i grandi avvenimenti del passato in un'ottica che li riscatta dal grigiore di un'epoca decisamente meno accattivante dei secoli che l'hanno preceduta.
E poi c'è l'onnipresente riflessione sulla diffusione del libero pensiero e sull'importanza della stampa, il grande nemico contro cui si scaglia l'Inquisizione: ambientando molte pagine di Q nelle botteghe e nei locali frequentati dagli spacciatori di testi illeciti, Luther Blissett stuzzica il nostro appetito di lettori, stimolando bellissime riflessioni sul potere dei libri, come quando fa parlare Pietro Perna, collaboratore di Gert nei traffici di carta stampata:
«Io faccio il mio mestiere, capito? Io sono un libraio, vado in giro, vedo un sacco di gente, vendo i libri, scopro talenti nascosti sotto le montagne di carta… io propago idee. Il mio mestiere è il più rischioso del mondo, capito? Sono responsabile della diffusione dei pensieri, magari di quelli più scomodi.» (p. 414)
Il volto di Luther Blissett seondo A. Alberti e E. Bianco
Altre bellissime riflessioni riguardano la fede, che, attraverso Gert, che pure non disdegna di servirsi della sua autorità e delle sue abilità per arricchirsi, diventa oggetto di una predicazione che fa leva sull'umiltà, sul diritto di tutti a godere della presenza di un Dio che la Chiesa presenta come un'entità lontana e che i semplici confondono con una statua. Oltre alla rigida dottrina cattolica e alle macchinazioni di Carafa e di Q per stanare gli eretici, si affaccia, fra le pagine di questo romanzo una religiosità semplice, che cerca parità e conciliazione e vuole scardinare i paradossi di un clero che pensa solo a ristrutturare la propria autorità e i propri privilegi e partecipa dei giochi finanziari di banchieri e speculatori come qualsiasi altro monarca europeo.«L'Apocalisse non è un obiettivo da raggiungere, è in mezzo a noi. Negli ultimi vent'anni ho sentito tanto gridare all'Apocalisse, che se oggi venisse davvero, ci vorrebbe del bello e del buono per riuscire a distinguerla dalla sorte quotidiana riservata agli uomini. Il vero Regno di Dio comincia qui, - punta l'indice sul petto - e qui, - si tocca la fronte. - Essere puri non significa separarsi dal mondo, condannarlo, per obbedire ciecamente alle leggi di Dio: se vuoi cambiare il mondo degli uomini devi viverlo.» (p. 355)L'unico difetto di questo bellissimo libro è nella punteggiatura, non sempre perfetta, ma diciamo che possiamo anche chiudere un occhio, a fronte delle numerosissime pagine di altissima qualità regalateci dal collettivo.
Consiglio Q agli amanti dei thriller storici e a coloro che non temono di scendere nelle profondità della storia, ma, soprattutto, ai lettori che vogliono riconoscere nelle pagine di un romanzo l'importanza apportata dal libro e dalla stampa al pensiero umano.
«In questa vita ho imparato una cosa sola: che l'inferno e il paradiso non esistono. Ce li portiamo dietro ovunque andiamo.»C.M.