Sei persone sono rimaste uccise ieri durante scontri tra manifestanti omaniti che chiedono riforme politiche e la polizia, come riferiscono fonti ospedaliere, mentre oggi i contestatori hanno bloccato gli accessi al principale porto e alla principale raffineria del sultanato del Golfo Arabo.
"Vogliamo che i benefici del nostro petrolio siano distribuiti uniformemente tra tutta la popolazione", ha detto un contestatore nei pressi del porto.
"Vogliamo vedere una riduzione di emigrati in Oman così che possano essere creati più posti di lavoro per gli omaniti".
La rivolta a Sohar, principale centro industriale del paese, è una delle rare manifestazioni di dissenso nel solitamente tranquillo sultanato, governato da 40 anni dal Sultano Qaboos bin Said, e si aggiunge alle proteste ormai diffusesi in tutto il mondo arabo.
Il governo dell'Oman, per cercare di calmare le tensioni, ha promesso ieri di creare più posti di lavoro e di concedere benefici a coloro che sono in cerca di occupazione.
Un grande supermercato è stato dato alle fiamme oggi a Sohar dopo essere stato saccheggiato, hanno riferito testimoni. Ieri, invece, i contestatori hanno preso d'assalto una stazione di polizia per cercare di liberare i detenuti, prima di bruciarla. Anche due uffici statali sono stati incendiati.
Oltre alle persone che stavano protestando fuori dall'area industriale, altre centinaia di persone si sono riunite nei pressi del Grande Mappamondo, infuriati dopo che la polizia ha aperto il fuoco ieri contro i dimostranti, che stavano lanciando pietre invocando riforme politiche, più posti di lavoro e migliori salari.
Sul monumento campeggiava una scritta: "La gente è arrabbiata".
Nelle zone limitrofe, i contestatori hanno divelto dei marciapiedi e distrutto alcune vetrine di uffici. Nella zona sono state inviate le truppe dell'esercito che però non sono intervenute per disperdere la folla.
Dott Fabio Troglia
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