E’ difficile giudicare il progetto grafico di un giornale a pochissimo tempo dal lancio. Vale per Repubblica, il cui restyling risale a giovedì 27 marzo, ma vale per tutti i giornali quando si presentano con una veste nuova. Le prime edizioni in fondo sono sempre un poco falsate sia dalla foliazione straordinaria (nel giorno del lancio Repubblica è andata in edicola con 80 pagine contro una media al massimo appena sopra le 50), sia dal materiale che inesorabilmente la redazione (è sempre così) ha chiaramente preparato con un certo anticipo e con tutta la particolare attenzione che si dedica per i momenti speciali.
Eppure, salvo qualche perplessità sulle dimensioni forse eccessivamente ridotte di certi elementi (testo, testo di grafici e tabelle, titolini secondari, tutte cose che possono essere eventualmente corrette con facilità), le prime impressioni sono postive e la sensazione è che realmente Repubblica abbia iniziato un cammino innovatore e interessante.
La novità più lampante è giornalistica più che grafica. L’idea di ridurre il peso del notiziario “hard news” a vantaggio degli approfondimenti, dei retroscena, e delle interviste non è nuova. Proprio Repubblica aveva introdotto R2 con quella intenzione: da una parte il giornale che racconta i fatti e in mezzo la sezione che li spiega. Poi la natura di R2 è un poco cambiata nel tempo e oggi rappresenta l’inserto culturale, ma oggi il giornale diretto da Ezio Mauro con la nuova veste grafica radicalizza quella scelta.
Privilegiare gli approfondimenti significa puntare sulla produzione di materiale esclusivo e comporta conseguenze per niente banali. Innanzitutto per la copertina, poi per tutto lo sfoglio del giornale. Ossia si traduce inevitabilmente in prime pagine che si discostano per contenuti, e magari anche di molto (ma immagino che il tutto possa variare in funzione del tipo di notiziario del giorno), da quelle dei concorrenti. Il tempo in cui i grandi quotidiani si rincorrevano per non distaccarsi troppo uno dall’altro se non attraverso poche sfumature dei titoli, dovrebbe essere definitivamente sepolto. E questa in fondo è una buona notizia per tutti.
Si apre invece un’epoca in cui la concorrenza sui contenuti propri e esclusivi diventa vitale. Si è visto proprio nel giorno dell’esordio del nuovo progetto grafico: Repubblica apriva con una intervista a Padoan, il ministro dell’Economia del governo Renzi, così il Corriere si è trovato a controbattere con un doppia pagina di colloquio con Obama. E le due copertine a confronto apparivano oggettivamente molto lontane, e non per una semplice questione grafica ma proprio per i contenuti in evidenza. Il 27 marzo la competizione giornalistica tra i due giganti dell’informazione stampata in Italia è stata lampante.
La linea intrapresa da Repubblica di seprare il notiziario dagli approfondimenti offre poi anche una chiave semplice, sia per chi il giornale lo produce, sia per chi lo legge, sul dove fissare la linea di confine tra cosa pubblicare sul web o per i vari dispositivi mobili e cosa preservare per l’edizione stampata. Non è mai stato facile o banale tracciare quella linea. L’ansia di arrivare per primi o quella di avere qualcosa in più rispetto ai concorrenti spesso ha creato confusioni o incertezze. Parlo in generale di quello che è successo fino a oggi, non di Repubblica nello specifico. Dividere il racconto dei fatti dagli approfondimenti è una linea di lavoro interessante che offre il vantaggio di non penalizzare il prodotto su carta. Anche questa non è una considerazione poi così banale: esisteva e in parte esiste ancora oggi un equivoco sul fatto che l’edizione web debba divorare quella cartacea. Non è così necessariamente.
Certo, bisogna anche aggiungere che il cammino scelto da Repubblica è difficile e ricco di insidie: mandare in edicola un prodotto col taglio da settimanale ogni giorno è una bella sfida, impegnativa. Saper calibrare le misure esatte del mix tra notizie e approfondimenti è altrettanto complesso perché diluire eccessivamente il materiale esclusivo significherebbe tradire lo spirito del cambiamento intrapreso mentre, al contrario, nel rendere troppo dense le parti con interviste e retroscena si rischia di offrire ai lettori un prodotto “pesante”, impossibile da consumarsi in un solo giorno.
Comunque sia, complimenti allo staff di Repubblica per il coraggio e auguri di buon lavoro.
Accompagneremo con estrema attenzione l’evoluzione del progetto Repubblica sperando che i riflessi siano comunque positivi e salutari per tutto il mondo dell’informazione italiana.
Articoli correlati
- 1994: quella Voce spavalda di Montanelli e Corona
- L’ idea grafica di DataMediaHub: crescere strada facendo
- Corriere.it [e dintorni]
- Cartellino Giallo
- Il Ritorno del Denaro