E’la Roma di borgata a far da sfondo all’opera prima del regista italiano Saverio Di Biagio. Classe 1970, muove i suoi primi passi nel mondo del cinema come aiuto regista accanto ad autori noti nel panorama italiano, Daniele Vicari e Maurizio Sciarra. Realizza poi video musicali, regie di seconda unità e cortometraggi. Nel 2008 con la regia di Articolo 24 partecipa a All human rights for All, un film collettivo sui diritti umani presentato al Festival Internazionale del cinema di Roma
Oggi parliamo di Qualche Nuvola, commedia sentimentale finalista al Premio Solinas 2004, sezione Leo Benvenuti. I protagonisti sono Diego e Cinzia, due ragazzi cresciuti insieme e, “insieme” vivono il loro amore fin da bambini, nel cuore popolare di Roma. La vita ai margini della città non dà molte alternative, Diego ha scelto di rimboccarsi le maniche e lavorare in cantiere, tra i mattoni e il sudore. Ma soprattutto ha scelto Cinzia, la fidanzata “storica”, quella convinta che nel proprio futuro altro non potrebbe esistere all’infuori di lui. Cinzia non ha dubbi, loro due insieme, la casa, i figli...Il matrimonio per i giovani è ormai a un passo, e nella borgata, dove tutto si condivide ed è alla luce del giorno, tutti vogliono dare una mano e rassicurare i futuri sposi che il matrimonio è la scelta migliore, dunque: “s’ha da fare”…
Nella semplicità di un testo che vuole mettere in risalto le più primordiali passioni dell’essere umano, Di Biagio cerca di attingere a quel repertorio cinematografico fatto di amori, racconti e piccole bugie che tanto fanno ricordare, (almeno a me) con le dovute cautele, il cinema degli anni '50 e '60, con tutti i suoi volti,e peronaggi, sopra tutti, la maschera che più di ogni altra ha saputo interpretare l’italiano medio, coi suoi vizi e le sue grandi storie di poetica umanità; il grande Alberto Sordi. Vi ricordate quel "Bepi" in Venezia, la luna e tu? Lui e lei, il matrimonio, il prete-confidente, le straniere che fanno perdere la testa al giovane promesso sposo...Certo nominare il Grande "Albertone", per chi scrive, è un po’ come rischiare il “linciaggio” e certo non biasimo chi sentirà il bisogno di farlo. Però voglio precisare fin da subito che questo non sta a significare che io confonda un Sordi con un “tenero” Michele Alhaque (Diego) oppure con un Primo Reggiani (Leo), o con una Greta Scarano (Cinzia), tra l'altro deliziosa. Insomma quello che vorrei si capisse leggendo queste righe è che mi sento di riconoscere un merito al regista che si sposa perfettamente con l’intento di voler ridare al cinema italiano quei toni comici che solo apparentemente si mostrano semplici e quasi scontati. La spontaneità, la naturalezza nelle gesta degli attori. Penso a quando risale l’ultima volta in cui abbia ritrovato tutto questo in un film, forse nemmeno la ricordo. Ecco allora che il mio pensiero, in un modo o nell’altro, arriva lì…
Colpisce l’idea di dar libero sfogo ai semplici sogni e questa “leggerezza” dei protagonisti, la loro trasparenza fa da contrasto con le più impercettibili sfumature dell’essere umano. Mi viene in mente subito Viola (Aylin Prandi), la ragazza che metterà a dura prova Diego. Beh, questa giovane sembra provenire da un altro pianeta e non parlo dell’abisso sociale o economico che divide i due. Piuttosto la maniera di vivere le proprie giornate e il voler rendere tutto così entusiasmante attraverso l’arte, la lettura, la fantasia e il “dialogo”. Quest’ultimo ha infatti un’importanza enorme nel contesto narrativo del film, quasi tutti i personaggi ribadiscono almeno una volta l’importanza del “parlare”. Don Franco (un simpaticissimo Michele Riondino), il prete-amico, guida spirituale dei giovani, sottolinea proprio a Cinzia questo aspetto, ricordandole quanto a volte il semplice parlare sappia risolvere anche i problemi più ostili.
Attraverso un “preparatissimo” lavoro di storicizzazione culturale, dunque pensando ad oggi e a quel che il cinema nostrano ha da proporre, sento di dire che Qualche nuvola ha un suo “perché” al di qua, dello schermo. Nel forte messaggio ai giovani d’oggi che forse, vedono il matrimonio come una valida alternativa e non più come una valida “scelta”.
Un film Distribuito da Fandango Distribuzione.In collaborazione con Rai CinemaCon il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali