Frutto di sei dei laboratori “Fare Cinema” curati da Marco Bellocchio tra il 1999 e il 2008, avvalsisi della partecipazione di giovani che hanno avuto la possibilità di misurarsi con il mestiere cinematografico, Sorelle Mai è un’opera molto interessante in particolare per la sua struttura temporale.Per stessa ammissione del settantunenne regista piacentino, l’intenzione iniziale non era in alcun modo quella di fare di questi episodi girati separatamente e a distanza di anni un lungometraggio. Almeno fino a quando egli non ha ravvisato una stimolante e in qualche misura imprevista continuità tra i differenti episodi. Questa evidente componente casuale alla base del processo produttivo di Sorelle Mai ne costituisce forse il principale motivo di fascino (gli stessi singoli episodi non sono basati, come di solito avviene, su una sceneggiatura totalmente predeterminata e sembrano in modo programmatico aperti alla ispirazione del momento). Data la struttura marcatamente ellittica del film, infatti, lo spettatore è spinto a mettersi in gioco riempiendo con la propria immaginazione i vuoti narrativi tra un episodio e l’altro e, conseguentemente, a interrogarsi sulle cause del mutamento occorso nei personaggi e nei rapporti che li legano.Abituati ad un cinema contemporaneo in cui, persino nei casi ormai piuttosto frequenti di narrazione non lineare (con continui salti avanti e indietro nel tempo), spesso alla fine in fondo tutto torna e si risolve, Sorelle Mai si presenta come un piccolo affascinante esperimento che ha il merito di aprirsi formalmente e strutturalmente alla imprevedibilità e alla casualità della nostra esperienza nel mondo.
Magazine Cinema
Qualche riga sulla struttura temporale di "Sorelle Mai" di Marco Bellocchio
Creato il 11 agosto 2011 da Luca OttocentoPossono interessarti anche questi articoli :
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