Qualcosa capiterà, vedrai – Christos Ikonomou

Creato il 12 novembre 2012 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

Recensione di Luisa Badolato

Il destino del popolo greco s’incarna nel dolore della gente comune: uomini e donne perseguitati dall’assenza, che hanno perso tutto, i sogni, e anche le parole per dire la rabbia. «Tutte le cose che aveva dentro di sé, tutte le cose che provava, erano come quei pesci che una volta aveva visto alla televisione, certi strani pesci che vivono sul fondo di un lago in Asia e che quando li tolgono dall’acqua e li vede il sole subito marciscono e si squagliano e spariscono».
Se avesse cinquanta euro un uomo potrebbe salvare il suo bambino dalla fame o almeno alleviarne l’angoscia con un ovetto di cioccolato a Pasqua. Se avesse avuto i soldi Yannis avrebbe potuto corrompere i medici, invece di pregarli soltanto, perché guarissero il suo amico ferito sul lavoro. La moglie di Takis forse sarebbe ancora viva se qualcuno avesse pagato per le cure, e se il porcellino salvadanaio di Elli e Sofronis fosse stato sazio, forse il loro amore non sarebbe mai finito e la solitudine non sarebbe così aggressiva: «E comincia a mangiare l’uomo di semola dorata, masticando lentamente nel buio ascoltando il buio che fuori cresce comincia a mangiare lentamente, con piccoli decisi bocconi, l’uomo che a sua volta è passato per la sua vita attraverso i suoi confini incustoditi come un soldato invasore o come un migrante braccato».
I personaggi di questi racconti sono ritratti nell’attimo in cui la vita è diventata feroce con loro e la morte se la ride come un cane legato alla catena che impedisce di entrare nella casa dei sogni. La dolcezza dei ricordi non può nulla contro l’assedio del vuoto: «Ho voglia di bestemmiare. Ma non ce la faccio. E non riesco neanche a parlare di queste cose, capisci? E dato che non riesco a dire quello che provo ho paura che smetterò di provarle. Che andranno perse. Mi spaventa molto questo silenzio. Una cosa disumana. Quanto silenzio può portarsi dentro una persona?»
E poi ci sono i custodi della notte, uomini che aspettano la vendetta per recuperare i contorni della propria ombra, la sostanza vitale che tiene svegli: «Perché lo dicono tutti che è un grande conforto sentire una voce umana nella notte. È un grande conforto sapere che qualcuno veglia perché ha paura, sapere che qualcuno fa qualcosa per scacciare la paura».
Padri e figli, mogli e mariti specchiano l’uno nell’altro la sconfitta personale; raccontarsi storie non serve a niente e le carezze sono umide di terrore: «Mio padre. Anche lui un ricordo, un’unghia che è cresciuta a ritroso e si è conficcata nel profondo della carne e annerisce».
Sarebbe bello svegliarsi un giorno ed essere ricchi, così, d’un tratto, come per magia, anche se l’incantesimo costasse carissimo: «Perché voi non sapete. Credete che magari ho vinto dei milioni che so alla lotteria o al lotto. Così vi ho detto. Non sapete che ho trovato una pozione magica e divento invisibile e arraffo soldi nelle banche senza che nessuno se ne accorga. E nemmeno sapete che ogni volta che prendo la pozione per diventare invisibile perdo un anno della mia vita».
La lingua di Ikonomou è leggera e intensa: le parole sono senza peso come fiati, ma bruciano per la compassione e il brivido che ispirano. Un’allegria sardonica per nulla indulgente sembra aver creato un teatro per tragedie micidiali perché il cruccio con cui sopravvivono questi personaggi somiglia troppo a quello di ciascun uomo per non commuovere: «Aveva imparato lo spagnolo da solo con delle cassette. Diceva che un’altra lingua come questa non esiste. La lingua più allegra del mondo, mi diceva. Quando grazie a dio ci andrò, parlerò e riderò tutto il giorno».
In questi racconti il dolore della gente non è declinato in urla espressionistiche o in tristezze minimali: sono quadri pastello, icone contemporanee di un realismo delicato che colpisce senza irrompere, investendo il lettore di una tremenda dolcezza che non lascia scampo per quanto è compiuta: «Il corpo umano contiene ferro sufficiente per fabbricare un piccolo chiodo».

Nota sull’autore
Christos Ikonomou è nato nel 1970 ad Atene dove vive e lavora come traduttore e giornalista. Nel 2003 ha pubblicato La donna al cancello, un volume di racconti. Qualcosa capiterà, vedrai (2010) ha ottenuto nel 2011 il Premio del Ministero della Cultura, uno dei maggiori premi letterari greci. Alcuni suoi racconti sono stati tradotti in inglese, francese, tedesco e italiano.

Per approfondire:
Leggi la recensione su Panorama
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Qualcosa cambierà, vedrai – Christos Ikonomou
Editori Riuni, 2012
pp.224, 15 €


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