Qualcosa Di Nuovo Sotto Al Sole

Creato il 02 giugno 2010 da Gianclint
-C’erano un Italiano, uno Svedese, un Inglese e uno Spagnolo: discorsi di calcio giovanile-

INTRODUZIONE: la parola “giovani” mai è stata presente sulle labbra del tifoso Milanista come negli ultimi mesi. Siamo in estate e questo non è il luogo per affrontare discorsi troppo specifici o perlopiù noiosi; l’e­state -Mondiali ed Europei a parte-, si crede la stagione dove il calcio è fermo: in realtà, proprio nei mesi caldi, si svolgono numerosi tornei giovanili, soprattutto all’estero, dove si può avere il piacere di conoscere allenatori e assistenti tecnici, confrontandosi su tanti temi: il più importante quello dei ragazzi, il loro “sentire” il calcio. Per tanti motivi non scenderò su tematiche specifiche, ma sotto al sole di giugno, spero che potrete trovare qui qualche spunto interessante. Va da sé che alcuni aspetti risulteranno banalizzati: agli amici chiedo comprensione... a tutti i lettori del Milan Night blog di provare a distrarsi un po'. Vostro, Anfry.

1*puntata: L’approccio
In Svezia il professionismo arrivò tardi: ... ancora oggi senti dire, ”Ti dico... per noi le Società met­tono parecchio a disposizione, come mezzi, come tutto... l’aspetto che più mi sta a cuore è quello della “pulizia” che voglio trasmettere ai ragazzi. Questo da un lato è molto bello, per me, che pro­vengo dall’atletica... mi rendo conto che dal lato calcistico è più difficile formare i ragazzi”, que­sto, in breve, raccontò un allenatore di una squadra giovanile di Stoccolma.
“A volte ai ragazzi pare non importare di imparare a giocare in un certo modo: come se si dessero per vinti. Vedono tutti quanti le partite di Champions League, ci sono squadre che hanno scuola atti­vità calcistica insieme..., tutta la stagione e martedì sera e mercoledì sono programmate proprio alla visione delle gare di Champions, insieme. Il fatto è che è come se si sentissero “menomati”, fi­gli di un “Calcio Minore”...”
Il suo collega italiano disse poi la sua, mentre i ragazzi si scaldavano intorno alla pista: “ Da noi ti arrivano a sedici anni che sono già sovra-strutturati... l’aspetto più difficile è quello di mantenere una certa distanza tra te e loro. Per lo più si preferisce farli arrivare dalla struttura interna, ragazzi che che già han fatto il percorso dentro la Società, piuttosto che farne venire troppi da fuori... Il cambia­re maglia, a volte dà alla testa: ne ho due di [….] uno resta, l’altro ha una mentalità che è già troppo grande per cambiargliela... Sa già tutto, più dei compagni, di me e di te messi assieme... è bravo a giocare a palla, a calcio non giocherà mai.”
Il Mister fischia, richiama il gruppo; si sistemano paletti e cinesini in campo per i primi esercizi; l’assistente dà le istruzioni ai ragazzi. “... li devono ‘dir grazie’ ai genitori, vero?”, l’altro annuisce; “I nostri spesso, capiscono che non hanno una tradizione dietro: noi stessi puntiamo molto sulla re­sistenza, sull’atletismo... domani giochiamo contro il [spagnola]: cosa gli dico? Giochiamo come sappiamo... ovvero, non molleremo un metro su tutti i ‘90, ci faranno comunque due gol minimo, se solo riescono a mandarci fuori-misura col palleggio... prima finiscono la benzina loro, prima uscia­mo noi e la nostra punta davanti è pure brava... Il mio problema è inventarmi un modo per fargli ar­rivare più di due palloni in 90 minuti... Lo vedi?, è quello là, lungo-lungo con la barbetta...”
Osservando l’allenamento: tanta corsa, fondo, qualche traino e slitta per il potenziamento (!). La palla la vedono poco... (e male?). Essendoci un clima di vero scambio -tanti campi uno accanto all’altro, bambini, famiglie, ragazzi, tutt’intorno, dentro ad una struttura piena di verde e spazio-, un esercizio lo propone l’italiano. Serissimi, alcuni rossi in volto (l’età...!), iniziano a calciare il pallo­ne, gli altri del gruppo scambiano le posizioni, osservano l’esempio e ripetono.. calcio, corsa, sto, attendo, scatto, scarico e vado, concludo a rete... Uno del secondo gruppo, in attesa del turno, si stacca dai compagni, si avvicina al suo Mister e chiede “Perché?”, l’allenatore glielo spiega, anche se l’altro -l’italiano-, non sente e comunque non avrebbe capito... Ride, il ragazzo torna in posizione e calcia, corre, sta... riceve, scambia e tira... Chissà cosa gli avrà risposto?
N.B.: questa, come le seguenti puntate, è da intendersi ad esclusivo scopo ludico e di intratteni­mento per i lettori del Blog del Milan Night; non hanno valore come supporto alla didattica calcisti­ca, alla formazione tecnica e psico-fisica del giovane calciatore in alcun aspetto.