Perth, WA, 24 lug 2012, ore 15:07, State Library
E’ tanto che non scrivo. Il foglio bianco mi fa un po’ paura. E’ tanto che non scrivo perché è tanto che non ho nulla da dire e se non hai nulla da dire le parole non scorrono come dovrebbero. E’ un fatto.
Oggi però c’è qualcosa di diverso.
Questo viaggio è differente dagli altri che ho fatto finora. Qui non è come vivere su un treno in corsa che brucia chilometri di rotaie e che passa da una fermata all’altra. Qui è come farsi una famiglia e poi lasciarla. Negli ultimi mesi ho conosciuto e sono stato a stretto contatto con varie persone. La casa dove abito non è proprio una casa. E’ come un piccolo ostello senza reception e senza titolare. Ci sono una quindicina di camere e una trentina di persone dentro. E’ un luogo vivace, a volte anche troppo, soprattutto nei week-end. Se al sabato sera devi dormire per poter andare al lavoro alla domenica mattina, allora non l’amerai. Ma il luogo, i muri, non sono nulla senza le persone che li abitano. Sono quelle a fare la vera differenza, sono sempre le persone quelle che alla fine contano.
Il mio rapporto con loro è stato bizzarro. All’inizio, i primi giorni che abbiamo cominciato a vivere insieme, non mi entusiasmavano affatto. Non li conoscevo e non mi andava di conoscerli. Poi piano piano la socialità ha fatto una breccia, ha sfondato il muro e ha spianato la via all’amicizia. Curiosa la vita, eh.
Oggi alcune di quelle persone non ci sono più. Non sono morte, sono semplicemente partite, andate verso nuovi orizzonti. Alcune torneranno a Perth, altre no, altre ancora hanno solo cambiato casa e forse è proprio questo il nocciolo della faccenda: la casa, quella che fino a ieri sentivo come inesorabilmente mia anche se abitata da altri, oggi sembra totalmente vuota. Quel microcosmo che si era creato non c’è più. Il rientrare e sentire le voci familiari, le cene in compagnia, il sapere gli orari di tutti e il chiedersi il come mai di questo o quel ritardo, le chiacchiere sul lavoro, i piani ed i progetti per il futuro, le notizie sulla burocrazia, le serate… Tutto andato. Non mi sento tragico nel dire che ho voltato pagina; un capitolo di questo viaggio è stato chiuso e ora ne comincia un altro.
In un certo senso è davvero come ricominciare di nuovo. Perth, giorno uno. La familiarità è uscita e ha lasciato un buco che fino a quando non mi sono messo a scrivere non avevo capito quanto fosse grande. Non è enorme, però è qualcosa che bisogna chiudere. Viaggiando questi buchi che si formano o non sono profondi abbastanza o non si sentono per via della velocità, ma da nomadi sedentari questi buchi si sentono eccome. Qualcosa è cambiato, loro non ci sono più e tutto ha assunto una lieve sfumatura di grigio. Per la prima volta da settimane mi rendo conto quanto sia freddo il mite inverno di Perth. E’ un lato del viaggio che non avevo mai sentito così. Prima era solo gente che va e gente che viene, adesso è un addio, un capitolo chiuso. La differenza è abissale.
Il mio tempo di lasciare questa città sta comunque arrivando. Non ho ancora fatto il biglietto ma conto di partire da qui il 26 agosto, direzione Adelaide e poi Sydney. Alla luce di tutto ciò mi chiedo come sarà lasciare il lavoro. Sarebbe il colmo essere tristi per dover viaggiare. Spero solo che questa città e le persone che ho incontrato possano serbare di me un ricordo tanto speciale come quello che loro lasceranno a me. Comunque, ancora per qualche settimana, niente addii. Per ora ricordiamoci come eravamo.
Il video è di Sylvie Epifani
https://vimeo.com/46346256