Qualcosa si muove sul fronte del turismo Mice pugliese?

Creato il 22 aprile 2014 da Annal

Oggi, per caso , ho letto sul sito di Puglia Promozione un progetto che ha come principale obiettivo quello di migliorare , innovare e sviluppare degli standard qualitativi , organizzativi , gestionali  e commerciali delle imprese congressuali pugliesi.
In parole più semplici e se non ho capito male , si vuole favorire la nascita di  un “Club di Prodotto-Segmento Turismo Business” , ovvero un’aggregazione di aziende che operano nel turismo congressuale .
Le aziende che faranno parte del Club Prodotto saranno le interlocutrici primarie nella promozione del turismo legato al business e in più saranno sostenute nella fase di start up.
Il progetto è parte di “Mice Italia” , l’accordo programma per incentivare la competitività della meeting industry italiana. Questo progetto ha come obiettivo quello di aumentare le presenza congressuali annue in Italia.

Per partecipare ci sono dei criteri : possono presentare domanda solo le aggregazioni d’imprese con almeno 10 soggetti giuridici diversi ,costituite o costituende in contratto di rete. La domanda la potete scaricare qui .

Ora dico la mia:per carità tutte le iniziative che hanno buoni intenti li apprezzo, ma non apprezzo le iniziative campate in aria, fatte tanto per farle.
Dico questo perchè questo progetto (uno dei tanti ) di cui non conoscevo l’esistenza , parte con degli errori terminologici inquietanti.
Come può un progetto chiamarsi “Mice Italia” se poi le sue azioni puntano solo a sviluppare  la competitività congressuale del Paese?
Il settore Mice significa : meeting, incentive, congressi ed eventi. Non mi pare che parli solo di congressuale.
La cosa più inquietante è che stata appoggiata dalle regioni, in primis dalla Toscana, che non mi sembra essere una regione poco propensa al settore Mice.
Ho anche letto che qualche associazione di categoria si è pure compiaciuta di questa iniziativa, che ripeto può essere anche apprezzabile, ma non è apprezzabile il fatto di puntare su un solo segmento del turismo,e per lo più trovo inquietanti questi “orrori” terminologici che denotano la mancanza di cultura in questo settore. Mi chiedo : così  vogliamo essere competitivi?


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