E c'è Tamar, più o meno la stessa età, solitaria come Assaf, ma con un di più di rabbia dentro. Per Gerusalemme gira come artista di strada, con il suo canto che non sembra nemmeno vero da quanto è bello: solo che non gli serve per racimolare qualche soldo, ma per ritrovare il fratello tossicodipendente, per salvarlo.
Sono davvero due "numeri primi", i due ragazzi che David Grossman ci racconta nello splendido Qualcuno con cui correre (Oscar Mondadori), solo che queste due solitudini non sono fini a se stesse, non si bastano. Sono il guscio che contiene un'idea, una possibilità, una riserva di umanità da condividere.
Chissà se ci riusciranno, in questa Gerusalemme raccontata come non avevo letto mai, con le sue bande di bulli e dropout, con la droga che gira e le gang criminali. Come il Bronx, ma con una luce diversa, un vento caldo che può spazzare via tutto, che non ti rinchiude in un vicolo cieco.
Forse ce la faranno, Assaf e Tamar. Forse i loro sguardi riusciranno a incrociarsi e allora tutto sarà diverso. Perché non provare a correre dietro quel cane? Chissà dove ci porterà.