Scrivere per non impazzire.
Museo di Ellis Island, New York, 2014
Il mio sentimento preferito è la nostalgia, credo. Quell'ovatta nobile e romantica che giustifica la pigrizia di non voler vivere il momento presente. Uscire, fare small talk politically correct, bere, andare a ballare? Bah. Cosa c'è di meglio che chiudersi in casa e farsi una pera di ricordi.
Come molti sfortunati nella mia situazione, il mondo reale mi sembra quasi sempre deludente rispetto alle aspettative, lento, e con una tendenza ad andare nella direzione opposta ai miei desideri.
Da qui la scrittura. Quando sento che sto cadendo, scrivo.
La scrittura per me è una cosa un po' da sfigati. Non si è mai sentito che il figo della classe passasse le serate a scrivere un diario. Il figo della classe vive il momento, cavalca le onde delle opportunità, riflette poco perché non ne ha bisogno. Sa sempre cosa fare.
Lo sfigato, al contrario, ha bisogno di fissare su carta i pensieri, nel disperato tentativo di controllare quello che gli pare sfuggire al controllo, ovvero tutto. Scrive, analizza, tenta di elaborare una strategia di azione. Fa come il personaggio di Ammaniti, sfugge alla settimana bianca per passare una settimana chiuso in cantina.
L'unico riscatto dello scrittore-sfigato è che i fighi (e anche i meno fighi, o quelli che stanno un po' a metà) leggono quello che scrive e ne godono. Si divertono, oppure riflettono su argomenti nuovi, trovano risposte, individuano meccanismi. Insomma, lo scrittore-sfigato fa del bene alla gente.
Oggi qualcuno che non conosco se non per via virtuale mi ha scritto che stava leggendo tutti i post del mio blog, e che alcuni avevano "fatto svegliare i genitori" per le risate. Ecco questo mi ha fatto un piacere talmente grande da compensare in un istante tutti i momenti difficili da cui in effetti nascono i post più brillanti.
E allora mi dico, qualcuno dovrà pur farlo. Qualcuno dovrà pur togliersi le protezioni di una vita socialmente accettabile e immergersi nell'esplorazione di quel fondale dove non arriva la luce, per poi tornare a galla e dire ragazzi, ho fatto il lavoro sporco per voi. Sono stato di merda, ma l'ho fatto per voi. Ora leggete qua.
Post scriptum.
Conoscere degli scrittori, sentirli parlare, spesso è fonte di ispirazione. Una delle frasi che mi è rimasta più impressa fu quella di Milena Agus al Salone del Libro a Torino, qualche anno fa. La Agus disse che viveva la scrittura con una certa colpevolezza, come fosse tempo sottratto ad altre attività più importanti e utili. E quindi scriveva quasi di nascosto, nei ritagli di tempo, senza dare nell'occhio. Mi ci riconosco parecchio.