Una “campagna” per denunciare i molti abusi contro chi protesta e fa petizioni in Cina e per questo è detenuto in ospedali psichiatrici, percosso, sottoposto a sedativi e a elettroshock. L’attivista Liu Feiyue spiega che la campagna “Sos Ospedali Mentali” vuole fare conoscere le tante vittime di questo “sistema”.
Xiao Yong, attivista del gruppo Civil Rights and Livelihood Watch, parla a Radio Free Asia di Gu Xianghong, che ha protestato per gli abusi subiti dalle autorità per la pianificazione familiare, l’ufficio incaricato di far rispettare il generale divieto di avere più di un figlio.
“Dal 1992 – spiega Xiao – [Gu] ha tentato di protestare per gli abusi subiti attraverso i canali ufficiali”: presentando petizioni alle autorità superiori per chiedere giustizia.
Come risultato, Gu è stata più volte rinchiusa nell’Ospedale n.5 di Xiangtan (Hunan).
Xiao e l’altro attivista Zheng Chuangtian hanno registrato un video di Gu, che, parlando con qualche difficoltà, denuncia di essere stata sottoposta a ripetuti elettroshock e iniezioni contro la sua volontà e di essere stata internata in ospedale 9 volte.
“L’intera mia famiglia è stata rovinata dal governo del villaggio – dice la donna – perché ho fatto petizioni… Mi hanno internato qui per vendetta e costretta a subire le iniezioni”. “Non mi vogliono far uscire… Non riesco ad avere da loro risposte chiare”. “Mi hanno applicato gli elettrodi alle tempie e acceso” – dice ancora – “Mi hanno coperto il capo e incatenato i piedi”.
Xiao e Zheng sono riusciti a entrare nell’Ospedale n.5 di nascosto, aggirandola sorveglianza, poi sono stati scoperti e rinchiusi per un poco.
Anche la madre di Gu, Xu Meijiao, è detenuta dalle autorità.
Huang Xuetao, avvocato a favore dei diritti umani, ha scritto in un rapporto pubblicato il 10 ottobre che molti ospedali psichiatrici accettano pazienti senza malattie mentali, su richiesta di autorità pubbliche, perché sono ben pagati.
“Il livello del consenso tacito [in queste pratiche] – denuncia Huang – nella professione psichiatrica continua a espandersi, in un modo terrificante”.
La speranza è che queste denunce diano risultati: le autorità hanno dato grande risalto, nei mesi scorsi alle sanzioni prese contro 5 funzionari dell’Henan responsabili di avere mandato Xu Lindong, autore di petizioni, nell’Ospedale Psichiatrico Cittadino Luohe, producendo documenti falsi. Xu (nella foto) è rimasto internato per 6 anni e mezzo, è stato rinchiuso per 50 volte, torturato con bastoni elettrici 55 volte.
Il gruppo Human Rights Watch in un rapporto del 2002, “Menti pericolose”, ha denunciato che il Partito comunista cinese ha sempre considerato “dissidenti politici, credenti, autori di proteste e altri dissidenti” “costituire una grande minaccia sociale”. Queste persone spesso sono state “internate in modo coatto in vari tipi di istituzioni psichiatriche”.
Ma esperti notano che metodi coercitivi sono tuttora applicati dalle autorità anche ad alti livelli. Osservano che, dopo l’assegnazione del premio Nobel per la Pace al democratico dissidente Liu Xiaobo, le autorità hanno messo sotto stretta sorveglianza o agli arresti domiciliari decine di dissidenti e attivisti, hanno tagliato loro le linee telefoniche, li seguono ovunque e a molti hanno ordinato di lasciare Pechino e tornare nella città d’origine. La moglie Liu Xia è da allora agli arresti domiciliari e le hanno tagliato la connessione a Twitter, dopo che ha messo su internet una lettera aperta rivolta a 143 attivisti e celebrità cinesi di andare a Oslo al suo posto a ricevere il premio per il marito, condannato a 11 anni di carcere per reati d’opinione.
Lo scrittore cristiano Yu Jie è agli arresti in casa da 12 giorni. Al South China Morning Post dice che le autorità “hanno paura” che amici di Liu “vadano alla cerimonia di consegna del premio”.
Dott Fabio Troglia
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