Oggi i giovani, finalmente, stanno prendendo coscienza di ciò che gli accade intorno, iniziando ad alzare timidamente la testa. Hanno compreso che se il Paese può farcela a superare ed andare oltre la crisi (non solo economico/finanziaria, ma anche di identità, istituzionale e sociale) può farlo esclusivamente facendo perno sulle loro gambe, più ricche di energia e resistenza per superare gli ostacoli di diversa natura collocati sulla loro strada, consentendo a tutti (e non solo a loro) di fare un salto in avanti. In questo caso, non si tratta di una lotta di classe o, peggio ancora, di una lobby che scalpita per tutelare non solo interessi di parte, ma spesso inutili privilegi. Questi ultimi, infatti, da un lato, non creano alcuna forma di ricchezza per l'intera società, ma consentono l'arricchimento di pochi e, dall'altro, non diffondono coesione sociale, ma alimentano profonde ingiustizie. E' giunto, quindi, il momento che come i più giovani alzano la testa per vedere oltre e prendere in mano le redini di un Paese sempre più allo sbando, i più grandi abbiano l'umiltà di abbassarla, evitando di rivolgere lo sguardo indietro per vedere se qualcuno gli sta sottraendo la sedia. Ad oggi, i politici che si sono alternati sulla scena istituzionale non sono ancora riusciti a dimostrare quale interesse si sono prodigati a difendere: quello generale o quello che Francesco GUICCIARDINI amava definire "particulare"? E' meglio lasciare a popolo, la cui sovranità non deve mai essere messa in discussione, l'ardua sentenza. E' facile ritenere che l'opinione diffusa porterà al raggiungimento di un quorum plebiscitario a favore di una delle due alternative prospettate. Oggi i giovani chiedono di essere ascoltati, perché il domani appartiene a loro e, quindi, hanno il sacrosanto diritto di gettare solide basi per costruirlo come meglio credono. In uno scenario complesso sotto il profilo delle relazioni sociali è compito di tutti garantire alle nuove generazioni un futuro migliore di quello che la storia ci ha lasciato in eredità. Si tratta di un obiettivo ambizioso, che dovrà essere perseguito con caparbietà e unità di intenti. In caso contrario, è forte il rischio di deludere le aspettative di quei giovani che, con coraggio e sensibilità, hanno percepito che è giunta l'ora di poter affermare liberamente il loro pensiero per dire, se non addirittura urlare, al mondo quali sono i sogni che vorrebbero vedere realizzati. Eleanor ROOSVELT disse: «Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei loro sogni». Ascoltiamo, quindi, almeno per una volta, le ragioni dei ragazzi. Cogliamo al volo questa opportunità! Altrimenti, non solo non esisterà per loro un futuro, ma neanche la libertà di poterlo influenzare per eliminare quel profondo disagio nei confronti di una società composta da individui sempre più egoisti e arroccati a difendere ciò che ormai è indifendibile.
Oggi i giovani, finalmente, stanno prendendo coscienza di ciò che gli accade intorno, iniziando ad alzare timidamente la testa. Hanno compreso che se il Paese può farcela a superare ed andare oltre la crisi (non solo economico/finanziaria, ma anche di identità, istituzionale e sociale) può farlo esclusivamente facendo perno sulle loro gambe, più ricche di energia e resistenza per superare gli ostacoli di diversa natura collocati sulla loro strada, consentendo a tutti (e non solo a loro) di fare un salto in avanti. In questo caso, non si tratta di una lotta di classe o, peggio ancora, di una lobby che scalpita per tutelare non solo interessi di parte, ma spesso inutili privilegi. Questi ultimi, infatti, da un lato, non creano alcuna forma di ricchezza per l'intera società, ma consentono l'arricchimento di pochi e, dall'altro, non diffondono coesione sociale, ma alimentano profonde ingiustizie. E' giunto, quindi, il momento che come i più giovani alzano la testa per vedere oltre e prendere in mano le redini di un Paese sempre più allo sbando, i più grandi abbiano l'umiltà di abbassarla, evitando di rivolgere lo sguardo indietro per vedere se qualcuno gli sta sottraendo la sedia. Ad oggi, i politici che si sono alternati sulla scena istituzionale non sono ancora riusciti a dimostrare quale interesse si sono prodigati a difendere: quello generale o quello che Francesco GUICCIARDINI amava definire "particulare"? E' meglio lasciare a popolo, la cui sovranità non deve mai essere messa in discussione, l'ardua sentenza. E' facile ritenere che l'opinione diffusa porterà al raggiungimento di un quorum plebiscitario a favore di una delle due alternative prospettate. Oggi i giovani chiedono di essere ascoltati, perché il domani appartiene a loro e, quindi, hanno il sacrosanto diritto di gettare solide basi per costruirlo come meglio credono. In uno scenario complesso sotto il profilo delle relazioni sociali è compito di tutti garantire alle nuove generazioni un futuro migliore di quello che la storia ci ha lasciato in eredità. Si tratta di un obiettivo ambizioso, che dovrà essere perseguito con caparbietà e unità di intenti. In caso contrario, è forte il rischio di deludere le aspettative di quei giovani che, con coraggio e sensibilità, hanno percepito che è giunta l'ora di poter affermare liberamente il loro pensiero per dire, se non addirittura urlare, al mondo quali sono i sogni che vorrebbero vedere realizzati. Eleanor ROOSVELT disse: «Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei loro sogni». Ascoltiamo, quindi, almeno per una volta, le ragioni dei ragazzi. Cogliamo al volo questa opportunità! Altrimenti, non solo non esisterà per loro un futuro, ma neanche la libertà di poterlo influenzare per eliminare quel profondo disagio nei confronti di una società composta da individui sempre più egoisti e arroccati a difendere ciò che ormai è indifendibile.
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