L’acqua, per sua natura, è un elemento difficilmente “imbrigliabile”. Le catastrofi naturali che la vedono protagonista ne sono la prova più evidente. L’acqua è ovunque. Assume forme e usi anche molto diversi tra loro. Proviamo ad immaginare di spiegare cos’è l’acqua a qualcuno che non abbia la minima idea di che cosa essa sia. Dalle nostre descrizioni ne risulterebbe un caleidoscopio di immagini, sensazioni, emozioni, forme, difficilmente catalogabili dal nostro interlocutore.
Credo che questo sia ciò che accade a tutti coloro che, non addetti ai lavori come la sottoscritta, si accostano al mondo del web e della carta stampata per cercare di informarsi circa la questione della privatizzazione dell’acqua e dei movimenti che la contrastano. Prendiamo in considerazione l’universo Internet: digitando alcune parole chiave in uno dei qualsiasi motori di ricerca, si apre un vastissimo panorama di siti tra i quali diventa, in senso positivo, impegntativo districarsi. Sia perchè spesso i siti stessi sono ricchissimi di informazioni, eventi, iniziative, documenti, sia perchè tra questi diversi siti esiste una serie di rimandi, esplicitati nella pagina o elaborati da chi legge, tali per cui si crea una vera e propria “rete”. Fonte ricchissima e potremmo dire “cangiante”, vista la portata sempre crescente del fenomeno, che richiede continui e costanti aggiornamenti.
A questo proposito i siti del World Water Council e del World Water Forum credo ne siano l’esempio più chiaro. In primis per la valenza mondiale, direi senza confini, di ciò che sostengono. Il Consiglio Mondiale dell’Acqua è una piattaforma internazionale fondata nel 1996 su iniziativa di specialisti di fama internazionale in materia di acque, e da organizzazioni internazionali, in risposta alla crescente preoccupazione, da parte della comunità globale, circa le sorti delle risorse idriche del pianeta. La missione del Consiglio è promuovere la consapevolezza, l’impegno politico e l’azione a tutti i livelli, per agevolare la tutela, lo sviluppo, la pianificazione, la gestione e l’uso delle acque sulla base di criteri eco-sostenibili, a beneficio di tutta la vita sulla terra. Il Consiglio si finanzia attraverso le quote di adesione, i fondi provenienti dalla città di Marsiglia, presso cui ha sede, le donazioni e le sovvenzioni provenienti da governi, organizzazioni internazionali e ONG. A sostegno delle diverse attività promosse, ci sono una serie di valori tra i quali la trasparenza, secondo la quale appunto la rete è aperta a tutti coloro che sottoscrivono l’organizzazione e i suoi obiettivi. Questo, come dicevamo sopra, ha come effetto la libera circolazione di flussi di informazione tra tutti i suoi membri. La creazione cioè di una prolifica rete di materiale in continuo aggiornamento.
Analogo discorso lo si può fare per il ricchissimo sito del World Water Forum, evento organizzato ogni tre anni dal Worla Water Council. Anche se ricchissimo, oserei dire, è un termine quasi riduttivo. Basti aprire, dalla home del sito, le varie sezioni che lo compongono. Al visitatore è offerta una panoramica a 360° su tutto ciò che riguarda il Forum, dalle idee, temi guida e gli obiettivi, a chi sono i finanziatori, da come e dove si sono svolte le passate edizioni dei Forum, alle pubblicazioni collegate e tante altre cose. Un gioco di scatole cinesi che credo soddisfi anche il cittadino più curioso.
Non è da meno il panorama italiano, dove il tema della privatizzazione dell’acqua ha prodotto una grande quantità di associazioni, gruppi e chi più ne ha più ne metta che trovano ciascuno sul web la possibilità di godere della giusta visibilità e accessibilità. Tra i siti di maggior rilievo ritroviamo acquabenecomune.org, promotore della campagna referendaria contro la privatizzazione.
E’ importante per ciascuno informarsi, ricercare e cercare di comprendere cosa si muove, in ogni direzione, giustamente, attorno alla delicata e complessa controversia della privatizzazione dell’acqua. Le informazioni che ci vengono fornite sono, come abbiamo detto, tante e variegate; ciascuna si muove battendo la propria strada, sostenendo i propri principi, sulla base di ideali, politici o meno che siano. E’ per questo forse che sarebbe bene avere, prima di fare la propria scelta, uno sguardo quanto più ampio. Non parziale. In particolare quando ci si interessa ai dati che riguardano questo fenomeno, probabilmente la parte più delicata è difficilmente accessibile. Ma soprattutto di non facile lettura, specialmente per tutta quella parte di “non addetti ai lavori”. Facendo una breve e semplice ricerca in Internet è facile imbattersi, per esempio in siti che, come quello di Acea, sostengono che nel nostro Paese (secondo quanto emerge dai dati pubblicati da Fedeurutilitynel Blue Book 2009) le tariffe dell’acqua in vigore sono tra le più basse del mondo: “Federutility – che riunisce 550 aziende italiane dell’acqua ed elettricità – rende noto che quest’anno la tariffa media è di 1,29 euro al metro cubo. A Roma, una famiglia di tre componenti, paga un importo complessivo di 177 euro per un consumo medio annuo di 200 mc di acqua. A Tokyo la stessa famiglia con gli stessi consumi, paga l’equivalente di circa 280 euro, a San Francisco all’incirca 400; 430 euro a Helsinki, 560 a Bruxelles, 740 euro a Parigi, 800 a Zurigo e poco meno di 970 euro a Berlino. In cima alla classifica per costi c’è proprio Berlino dove per il solo servizio di acquedotto vengono addebitati annualmente 428 euro per famiglia, contro i 63 euro pagati a Roma. Invece, per la quota fissa e per fognatura e depurazione, a Berlino si pagano 510 euro annui, contro i 98 di Roma”. E in altri che, pur facendo riferimento alla stessa fonte, sostengono che i costi dell’acqua in Italia sono in continuo aumento: “La spesa media di una famiglia italiana per l’acqua è aumentata negli ultimi due anni di oltre il 10% e la regione con il costo più alto è la Toscana. Questi alcuni dei dati che emergono dal rapporto Blue Book redatto da Utilitatis, istituto di ricerca fondato da FederUtility che ha analizzato un campione pari al 94,7% della popolazione nazionale. Una famiglia tipo, che secondo il rapporto è composto da 3 persone con un consumo giornaliero di 180 litri per componente e uno complessivo annuo di 200 metri cubi, ha registrato un incremento della spesa media per l’acqua del 5,2% l’anno scorso e di un ulteriore 5,2% quest’anno. A fronte di una spesa media che per il dato nazionale è di 301,33 euro, il rapporto mette in evidenza che una famiglia toscana spenderà quest’anno oltre 462 euro. Spesa alta anche in Umbria (412,95 euro) e in Emilia Romagna (383,17) mentre la regione che registra la spesa media più bassa è la Lombardia con 104,67 euro. Per i laziali la spesa media è di 210,26 euro”.
Dati che di per sè possono benissimo non essere l’uno la sconferma dell’altro. Ma si sa che i dati vanno comunque sempre interpretati. Nel modo giusto però…