Quale significato avevano i fiori per i greci?

Creato il 21 gennaio 2012 da Antoniobruno5

Quale significato avevano i fiori per i greci?
Sono entrato in possesso di uno studio del prof. Landerer sulle opere degli antichi greci che si sono occupati dei fiori. Questi studi sulla mitologia greca sono stati pubblicati verso la metà dell’800 in Germania su vari giornali scientifici. Leggiamo insieme.
Il dio Dionysos
Il Dio dei fiori, degli alberi e del vino degli Elleni era Dionysos che abitava in alcuni periodi a Phyllis e in altri a Pangaeon e altre volte era tra i giardini delle rose della Macedonia e della Tracia e per questo motivo fu chiamato anche “il Fiorito”.
Ma è bene sapere che all’inizio Dionysos si adornava con una ghirlanda d’edera e solo dopo il suo ritorno dalle Indie questa ghirlanda venne abbellita da Afrodite da una corona intrecciata di fiori ed è solo dopo che questo accadde che Dionysos fu indicato a tutti come il Fiorito.
Il lavoro di Adriana nel Tempio di Teseo
Dionysos prese la ghirlanda, un lavoro finissimo di Adriana, che compì nel tempio di Teseo (Thescion ) per Naxos e la mandò alle stelle, dove ancora oggi vi fa la più bella mostra di se con i vaghi e splendenti suoi colori.
Le ghirlande
L’uso primitivo dei fiori delle Deità mitologiche era quello di intrecciarli in ghirlande, che servivano come premio immortale per le sublimi virtù. Ed è per questo che la fronte di Zeus stesso è incoronata da una superba fiorita ghirlanda dagli altri Dei per fargli onore del valore da lui dimostrato nella vittoria riportata contro i Titani. Quindi i fiori e le ghirlande erano l’espressione simbolica di vittoria, di vincitore e di sublimi virtù cittadine, perché i fiori non servivano solo a coronare i prodi che nella mischia seppero ben meritare sia per intelligenza che per valore tanta onoranza, ma servivano anche come fiori che si deponevano sulla tomba di quei sommi che in vita avevano operato in vantaggio e per la gloria della patria. Ed ecco che in seguito progresso anche gli eroi ed i grandi che erano provvisti di vere virtù cittadine sono stati fregiati di ghirlande che assunsero il significato dell’espressione del merito e per rappresentare il giubilo di universale gaudio. Infatti di ghirlande fiorite si adornarono le abitazioni delle persone care, di fiori si inghirlandavano quei fidanzali che all' altare di Imene, per sciogliere i loro giuramenti di fedeltà coniugale, recavansi, e a comune contentezza di festoni fioriti era tappezzalo 1' antro della casa in cui i novelli sposi venivano condotti. Alla battaglia di fiori adornato andava il prode combattente e di fiori coperto ritornava il vincitore. I fiori hanno in ogni tempo presieduto alle festive mense, e i convitati non erano ammessi a quelle giulive festività se di fiori e foglie non erano fregiati.
E chi non sa, che la vedovata sposa, la derelitta amante, la addolorata amicizia, l'inconsolabile madre anche oggidì ne sparge a larga mano l'onorata tomba del perduto sposo, dell' amante perduto, dell' estinto amico, del caro lattante! e di calde e diuturne lacrime di dolore li inaffia perchè più lungamente vivere possano con adorato trapassato.
Senofonte invia agli Dei un messaggiero di Mantica recante la morte di Gryllos suo figlio caduto in battaglia; e presa la ghirlanda, di cui solevasi cingere il capo al tempo del sacrificio, non si tenne dal sodisfare alle religiose cerimonie; ma fatto ritorno in quel tempo 1' inviato nuncio gli riporta : che Gryllos era morto vincitore, sicché di subito riprese la ghirlanda e la posò sul capo.
Euripide, siccome è noto, mancò a' vivi nella maggiore inopia, frutto della nera ingratitudine Ateniese. La notizia della sua morie fu recata mentre Sofocle intendeva alla rappresentazione di una delle sue tragedie, e subito gli attori deposero la ghirlanda che loro cingeva la fronte, e in atteggiamento di profondo dolore compiansero la morte di quel sommo.
Anche appo i Greci è tuttodì sì caldo l’amore pei fiori, che accordano a questi il sublime mandato di manifestare il sommo gaudio che taluno sente dall'essere onoralo da un forestiere; e siccome l’Ocymum basilicum (il basilico) vale a spargere il più soave olezzo che ha perciò del regale , cosi questo fiore non deve mancare nel mazzetto che sogliono que' popoli offrire ai foresteri al primo ingredire nelle loro case. E siccome i commensali banchetti sono banditi a segno di generale giubilo dei convitali, così Flora in tutta pompa foggiata vi deve presiedere.
L'isola Stampaglia, che fa parte dell'Arcipelago greco, era dagli antichi chiamala Tavola degli Dei, e certo perchè di fiori va riccamente tappezzata.
Nella Grecia, tra le piante che le fanno bellissimo ornamento, si hanno anche le seguenti, alle quali in passato si assentiva il più grande ed importante significato.
Il Pinus era consacrato a Dìonysos, e le mazze di tirso , che portavansi dal suo seguito , avevano alla sommità una pina. Forse ciò non varrebbe ad esprimere che la resina del pino serve alla preparazione del vino resinoso?
Negli andati secoli si dava il nome di taeda a tutte le specie di pino che servivano a rischiarare , e queste taeda si erano adoperate nel celebrare i misteri d' Iside e di Cerere. Quest’ultima Dea le aveva a scorta nel rinvenire la rapitagli figlia Proserpina, ed il Pino è un albero consacrato a Silvano, il quale perciò viene rappresentato con un ramoscello di pino ricco di frutto nella mano sinistra.
Il Cupressus sempervìrens , Dioscorìde. Questa conifera era dedicata a Plutone , e nell' Oriente serve di mesto ornamento alle tombe; per cui la si ha a simbolo funebre. Queste idee lugubri, assentite ai cipressi in genere, datano da tempi assai remoti presso i Greci ed i Romani, e mentre si educavano nella sacra dimora degli estinti, e servivano a doloroso segnale della casa del defunto, la salma dei più distinti personaggi veniva allogala in casse costruite col legno di cipresso, siccome tuttodì è dato rilevare nell'Egitto, dove si incontrano le mummie custodite in casse di cipresso, e dove si adoperava l’olio, che dalla distillazione di quel legno si conseguiva, per imbalsamare le spoglie mortuarie. E se da Plinio si fa cenno di una statua di legno di cipresso che trovavasi in Roma nella cittadella di Giove, e che a que' tempi contava già 161 anni, e se dagli storici si asserisce che le porte della chiesa di S. Pietro in Roma risultassero di questo legno, dalla mitologia vuolsi che Amore fosse provveduto di dardi fatti di cipresso. Il legno di cipresso è così duro che in ogni tempo fu adoperato per formare statue di Dei pagani e per costruire case :
Dant utile lignum ,


Navigiìs pinos, domibus cedrosque, cupressosque.


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