Premetto una cosa: non ho letto il romanzo di Richler e pertanto non posso fare confronti con il film: mi limito a dire che la pellicola di Lewis è una convenzionalissima e scontata commedia romantica in perfetto stile americano: non inguardabile ma certamente è tutto tranne che irriverente, 'scorretta', caustica e anticonformista come parrebbe essere il testo da cui è tratta.
Ma non è questo il punto.
Il punto è: fino a quanto ci si può spingere con la 'fedeltà' al romanzo? E fino a quale limite il regista (o lo sceneggiatore) possono arrivare 'mettendoci del loro' ?
Io credo, innanzitutto, che fare confronti sia eternamente sbagliato: cinema e letteratura sono due arti che non possono essere paragonate in nessun modo. Semplicemente sono DIVERSE. Il romanzo è la massima espressione del pensiero, senza vincoli o limitazioni, mentre il film deve necessariamente essere una sintesi. Questo però non va (almeno non sempre) a discapito del cinema, perchè il Cinema è la 'summa' di tutte le arti dell'ingegno (letteratura, immagine, musica) come diceva qualcuno più intelligente di me... Qualsiasi altra forma di rappresentazione non può avere la stessa capacità diretta e immediata di rappresentare la realtà. Le sensazioni che riescono a darci certe immagini del cinema non potrebbero essere provocate da nessun'altra forma di espressione artistica. Prendete 2001: odissea nello spazio: Arthur Clarke impiega decine di pagine per passare dall' 'alba dell'uomo' ai giorni nostri, e sono pagine notevolissime. Ma Kubrick con un solo fotogramma (la mitica scena dell'osso scagliato nel cielo che diventa astronave) le riassume tutte in maniera straordinaria.
Detto questo, è ovvio che possono esserci grandi libri e pessimi film, oppure il contrario. Ma trovo che il confronto sia impossibile, e credo che il regista abbia il sacrosanto diritto (e secondo me anche il dovere) di trasporre il romanzo secondo la PROPRIA visione, mettendoci cioè del suo e non limitandosi a un pedissequo esercizio di filologia. Torno ancora a Il Signore degli Anelli: a mio giudizio è una saga cinematografica portentosa, non penso che sarebbe stato possibile realizzarla meglio di come ha fatto Peter Jackson: eppure la maggior parte di coloro che hanno letto e amato il libro affermano che il film è 'riduttivo' rispetto al romanzo (malgrado le dodici ore complessive di pellicola!). Ma era inevitabile che così fosse considerando la mole del racconto, e Jackson ha avuto il merito di non 'ricopiare' meramente il testo letterario, ma di mettere in scena un film 'personale', modificato, diverso eppure eccellente, che a mio avviso non ha niente da invidiare rispetto al tomo di Tolkien.
La stessa cosa invece sembrerebbe non possa dirsi per La versione di Barney, ma anche qui va rispettata la scelta di registi e produttori di aver voluto dare un LORO taglio al film, che in ogni caso non va nè a sminuire nè a glorificare l'opera di Richler: molto spesso chi dirige un film usa il testo letterario come canovaccio o come spunto, dando poi vita a trasposizioni cinematografiche assolutamente 'libere', con concetti e stili profondamente diversi.
E trovo che questo sia assolutamente giusto. Fermo restando che ognuno è padrone di dare il proprio giudizio.