“Va premesso che il successo di un’ operazione di head hunting si basa, per quanto riguarda la candidatura, sulla soddisfazione contemporanea di tre fattori: le competenze professionali, le caratteristiche personali e la motivazione.
Mentre il primo fattore è in buona parte verificato in primis sulla base della fiducia verso le segnalazioni che portano all’individuazione della candidatura potenziale, ed inoltre durante l’intervista sulla base della verifica del track record espresso dal curriculum, sulla sua coerenza e sui suoi punti salienti ed interessanti il profilo professionale ricercato, una riflessione invece a parte meritano gli altri due punti.
Le caratteristiche del candidato diventano a questo punto l’elemento essenziale che fa la differenza.
Da questo punto vista potremmo classificarle su due livelli.
Il primo è ricollegabile a categorie predefinite, come la capacità di visione globale del problema, e cioè la capacità di tenere sotto controllo le innumerevoli variabili sottostanti un ruolo manageriale assieme al mantenimento del fine ultimo collegato agli obbiettivi di ruolo.
In misura poi strettamente relazionata alle caratteristiche intrinseche alla posizione e al contesto aziendale, vanno messe sotto luce e verificate le specificità che rendono la candidatura più o meno adatta. Pensiamo per ipotesi a quali caratteristiche di volta in volta renderebbero più in linea un potenziale candidato se esaminato per un ruolo di Direttore Amministrativo o bensì di Direttore Commerciale.
Il secondo livello invece, divenuto estremamente importante negli ultimi anni in cui lo scenario prevede cambiamenti organizzativi e revisione di strategie, si ricollega maggiormente agli aspetti della persona nel suo complesso, a quelle caratteristiche che in modo trasversale attraversano la personalità del candidato, e che lo rendono più o meno idoneo a rappresentare con successo personale e aziendale gli impegni, gli imprevisti, la richiesta di flessibilità e propensione all’innovazione, talvolta a dispetto di certezze consolidate.
Ritengo quindi che quell’ora e mezza passata insieme ad un potenziale candidato debba essere focalizzata nel fatto di costruire un ambiente favorevole tale da far emergere i tratti essenziali della persona.
Nel mio lavoro continuo a vivere sempre con piacere lo sforzo nel non avere un predefinito schema di colloquio ma di adeguare invece l’interrelazione così come si costruisce di per sé nel momento reale in cui avviene. Questa flessibilità, al di là di mettere l’altro a proprio agio, cosa di per sé positiva, permette l’emersione di tratti più reali e profondi della persona, permette di mantenere un punto di osservazione, di lettura, di interpretazione più libero, avulso da propri preconcetti e opinioni.
In un certo senso quindi, il poter costruire un terreno di trasparenza con il candidato permette di “sentire” le caratteristiche reali, la sua natura umana, i suoi valori, il suo essere comportamentale, il suo volere intrinseco e quindi la sua profonda motivazione, che definirei a questo punto essere le caratteristiche fondamentali per il successo di pressoché ogni tipologia di ruolo manageriale.”