Quali sono i settori che resistono alla crisi?

Creato il 01 maggio 2013 da Pirpa

Gestire Risorse Umane

Ma ci sono dei settori che resistono in Italia?

Riprendendo l’articolo riportato su Giornalettismo, si trova un’indagine effettuata da CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) che presenta l’andamento dei vari settori.

Questa infografica rileva che l’8,4% (pari a 122,899) delle aziende artigiane hanno chiuso definitivamente per la crisi e che c’è una descrescita generale dell’1,5%.

Settori ad alto rischio

I settori maggiormente a rischio sarebbero numerosi, in particolare:

  • l’abbigliamento ivi compreso il servizio di sartoria con un tasso di crescita negativo (-2,2%) e con il 12,9% di tasso di cessazione;
  • i motocicli, gli accessori per l’auto e la nautica con un decremento del 5,5% ed una percentuale di chiusura del 12,9%;
  • il settore edile con un crescita negativa del 3,5% e una percentuale di chiusura del 9,6;
  • il tessile in generale con un tasso di chiusura del 9,4% ed una crescita negativa del 2,4%;
  • l’8,4% delle società di ricerche di mercato e pubblicità hanno chiuso con una decrescita del 6,5%.

Settori in lento declino

Ci sono poi dei settori che ancora resistono alla crisi, ma che sono in declino anche se lento.

Si tratta di settori che hanno un tasso di chiusura inferiore rispetto al precedente, ma con un tasso di crescita comunque pesantemente negativa. In particolare:

  • gli elettrodomestici: chiude il 7,8% e la crescita negativa è al 3,7;
  • l’elettronica: 7,6 è la percentuale delle chiusure e -3,3% la crescita;
  • fabbricazione di mobili: chiusura del 7,1% con un tasso di decrescita del 3,4%;
  • legno e prodotti in legno: chiudono il 7% delle attività e la crescita è negativa con 3,9%;
  • prodotti in metallo: con chiusura del 6,8% ed una crescita negativa del 2,7%;
  • ceramiche, piastrelle e prodotti in terracotta: con cessazione del 6,7% e crescita negativa del 2,7%;
  • meccanica: con tasso chiusura del 6,3% e crescita -3,2%;
  • lavorazione metalli: chiude il 6,2 % delle attività e la crescita è negativa per il 3,7%.

Settori con possibilità di ripresa.

Si tratta di settori dove la percentuale di chiusura rimane molto alta ma che registrano anche crescita.

I settori che resistono alla crisi, quindi, sono:

  • logistica e attività di supporto: con un tasso di chiusura del 10,7, ma con una crescita dell’1,1%;
  • panetterie, gelaterie e pizzerie al taglio: chiusura il 10,7%, ma una crescita dell’1,7%;
  • consulenza informatica e simili: con tasso di chiusura del 10,5% ed una crescita del 4,7%;
  • calzature e pelletterie: la chiusura è del 10,2% con una crescita pari a 0;
  • servizi di pulizia e lavanderie: chiusura dell’8,7%, ma una crescita el 5,1%.

Settori che resistono alla crisi, anzi in “buona salute”

Si tratta di attività dove c’è una bassa percentuale di chiusura pur con un tasso di crescita contenuto o leggermente negativo.

  • chimica: il tasso di cessazione attività è del 5,8% ed una lieve decrescita dell’1,2%;
  • alimentari: chiusura 5,7% con un tasso di crescita dello 0,6%;
  • centri estetici, acconciatori: con una chiusura del 5,5% ed una decrescita dello 0,1%;
  • autoveicoli commercio all’ingrosso, al dettaglio e riparazioni: chiusura del 5,4% ed una crescita negativa del 1,2%.

Un’efficace sintesi della situazione nazionale dell’artigianato che mette ben in luce quali sono i settori che resistono alla crisi e quali sono in più o meno grave difficoltà.

Ecco il link diretto

http://www.giornalettismo.com/archives/890595/litalia-che-sfida-la-crisi/

Gestire Risorse Umane - Le Persone che fanno la Differenza


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