Qualità e creatività

Da Marcoscataglini


C'è stato un tempo, prima dell'invenzione della fotografia, e prima dell'invenzione dell'arte contemporanea, in cui all'artista si chiedeva, sostanzialmente, di essere bravo. Tecnicamente, intendo. Certo, chi era creativo, sensibile e dotato di un'ampia cultura finiva per emergere, ma la storia dell'Arte è piena di vicende personali ed artistiche di pittori e sculturi di genio che erano sopravanzati, nei gusti dei contemporanei, da mezze tacche, oggi dimenticate ma allora richiestissime. Ad ogni modo sia il genio sia il buon artigiano condividevano comunque una base tecnica comune senza la quale non si andava molto lontano. In genere, si entrava da molto giovani in qualche bottega, guidata da un “maestro”, e se ne usciva con eccellenti capacità tecniche, da affinare continuamente, senza sosta. Poi, con l'arrivo dell'età moderna (e, secondo molti, anche con l'invenzione della fotografia, che rendeva più facile ed immediato riprendere “la realtà com'era”), ci furono artisti che ruppero questo schema, iniziando a dipingere (o a scolpire) senza alcun riguardo per le canoniche regole accademiche, che anzi venivano sovvertite e piegate al volere comunicativo dell'artefice. Da quel momento in poi (ed in modo evidentissimo oggi) non si richiese più all'artista di essere tecnicamente “bravo”, ma soprattutto di essere creativo, di saper esprimere i propri sentimenti e le proprie idee in modo nuovo, originale e dirompente. Ad un certo punto, iniziarono ad affermarsi anche artisti privi di ogni formazione accademica, in alcuni casi davvero incapaci di tenere una matita o un pennello in mano ma, secondo i critici, almeno, dei geni assoluti dell'Arte, in quanto capaci di realizzare opere dal forte impatto visivo. Personalmente non mi trovo del tutto d'accordo con questi critici: secondo me la conoscenza delle basi tecniche sarebbe sempre necessaria, come spiegherò tra poco. Comunque, alcune delle opere di questi artisti valgono oggi milioni di euro. Il gesto artistico sopravanza la capacità puramente “artigianale” dell'artista (pensiamo ai famosi orinatoi di Duchamp: qui l'artista si limita ad assegnare una nuova funzione ad un oggetto, semplicemente). Può piacere o meno, ma certo tutto questo ha aperto nuove prospettive. E veniamo alla fotografia. Fino a non molti anni fa se non si sapeva stampare divinamente una foto in bianco e nero, o riprodurre tutta la gamma dei colori di un paesaggio in una immagine, si veniva etichettati come un dilettanti nemmeno tanto in gamba. Oggi riviste, libri e siti Internet strabordano di immagini (volutamente?) sfocate, mosse, male inquadrate, in una parola completamente sbagliate, ma molto...creative. Non fraintendetemi: io amo (e pratico personalmente) la fotografia creativa, ed anche quella cosiddetta “Low Fidelity” (o Lo-Fi), magari con le Toy Cameras, ma credo che comunque alle spalle ci voglia una solida preparazione fotografica ed artistica. Picasso può piacere, molti in verità lo odiano, ma ad ogni modo era un eccellente pittore figurativo: la rottura degli schemi che lui fece, era guidata da una preparazione accademica di prim'ordine. I suoi dipinti più recenti, i suoi disegni potrebbero essere teoricamente fatti da chiunque. Sono elementari, o appaiono tali, ma sono stati prodotti invece alla fine di un percorso artistico e personale assai complesso. Oggi ci sono persone che non sanno né disegnare né dipingere, ma che scarabocchiano ghirigori incomprensibili spacciandoli per arte moderna. Lo ritengo molto disonesto, anche se non nego che ci siano casi in cui il prodotto finale sia gradevole ed interessante (ma capita di rado). Vale lo stesso per la fotografia: non bisognerebbe scattare foto mosse, sfocate e “sbagliate” - giustificandosi con la moda del momento, che chiede questo genere di immagini -  se non si è perfettamente in grado di scattare anche delle foto perfette, a fuoco, nitide e composte con cura. Solo chi conosce le regole può infrangerle con consapevolezza. Gli altri cercano, semplicemente, delle scorciatoie. Che in genere passano per una amicizia con qualche critico influente.