Qualsiasi altro posto è più sicuro che qui: Casa, di Warsan Shire

Creato il 03 dicembre 2015 da Diletti Riletti @DilettieRiletti

Premessa: non so leggere la poesia. Nel senso che non ne capisco niente, e me ne rendo conto. Però questi versi –scoperti per puro caso, mentre cercavo ben altro in rete- mi hanno attraversata come lame. Puliti, duri. Affilati.

Casa. Home.

Casa è il titolo del poema scritto e recitato da Warsan Shire, giovane poetessa somala che vive a Londra dove i suoi si sono rifugiati per sfuggire alla guerra civile che ad oggi ha causato in Somalia più di mezzo milione di morti e decine di migliaia di emigrati.

Questi versi sono una risposta, non solo ai “salvini” (il minuscolo è voluto) della situazione, ma anche alle nostre domande non formulate, quelle di noi bendisposti, di noi tolleranti, di noi “accoglienti”.

Casa: io, voi, noi lasceremmo la nostra, mettendo la vita dei nostri figli nelle mani di un contrabbandiere di esseri umani, su onde nemiche per affrontare l’incognito? Casa. Viene un groppo in gola solo al pensiero, solo a scrivere la parola. Casa.

P.S. non so se le poesie di Warsan Shire siano state pubblicate in Italia, non trovo notizie in merito. Se ne avete, vi ringrazio in anticipo.

HOME

Nessuno lascia la propria casa a meno che

casa sua non siano le mandibole di uno squalo

verso il confine ci corri soltanto

quando vedi tutta la città correre

i tuoi vicini che corrono più veloci di te

il fiato insanguinato nelle loro gole

il tuo ex-compagno di classe

che ti ha baciato fino a farti girare la testa dietro alla fabbrica di lattine

ora tiene nella mano una pistola più grande del suo corpo

lasci casa tua

quando è proprio lei a non permetterti più di starci.

Nessuno lascia casa sua a meno che non sia proprio lei a scacciarlo

fuoco sotto ai piedi

sangue che ti bolle nella pancia

non avresti mai pensato di farlo

fin quando la lama non ti marchia di minacce incandescenti il collo

e  nonostante tutto continui a portare l’inno nazionale

sotto il respiro

soltanto dopo aver strappato il passaporto nei bagni di un aeroporto

singhiozzando ad ogni boccone di carta

ti è risultato chiaro il fatto che non ci saresti più tornata.

Dovete capire

che nessuno mette i suoi figli su una barca

a meno che l’acqua non sia più sicura della terra

nessuno va a bruciarsi i palmi sotto ai treni sotto i vagoni

nessuno passa giorni e notti nel ventre di un camion

nutrendosi di giornali a meno che le miglia percorse

non significhino più di un qualsiasi viaggio.

Nessuno striscia sotto ai recinti

nessuno vuole essere picchiato, commiserato

nessuno se li sceglie i campi profughi

o le perquisizioni a nudo che ti lasciano

il corpo pieno di dolori o il carcere,

perché il carcere è più sicuro

di una città che arde

e un secondino, nella notte,

è meglio di un carico di uomini che assomigliano a tuo padre.

Nessuno ce la può fare

nessuno lo può sopportare

nessuna pelle può resistere a tanto

Gli

Andatevene a casa neri

rifugiati

sporchi immigrati

richiedenti asilo

che prosciugano il nostro paese

negri con le mani aperte

hanno un odore strano

selvaggio

hanno distrutto il loro paese e ora vogliono

distruggere il nostro

le parole

gli sguardi storti

come fai a scrollarteli di dosso?

Forse perché il colpo è meno duro

che  un arto divelto

o le parole sono più tenere

che quattordici uomini tra

le cosce

o gli insulti sono più facili

da mandare giù

che le macerie

che le ossa

che il corpo di tuo figlio

fatto a pezzi.

A casa ci voglio tornare,

ma casa mia sono le mandibole di uno squalo

casa mia è la canna di un fucile

e a nessuno verrebbe di lasciare la propria casa

a meno che non sia stata lei a inseguirti fino all’ultima sponda

a meno che casa tua non ti abbia detto

affretta il passo, lasciati i panni dietro

striscia nel deserto, sguazza negli oceani

annega, salvati, fatti fame

chiedi l’elemosina

dimentica la tua dignità

la tua sopravvivenza è più importante

Nessuno lascia casa sua se non quando essa diventa una voce sudaticcia

che ti mormora nell’orecchio

Vattene,

scappatene da me adesso


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