Quando andavo in via Veneto di Nicola Apollonio – 4

Creato il 08 febbraio 2016 da Cultura Salentina

8 febbraio 2016 di Augusto Benemeglio

LA DOLCE VITA” NEL LIBRO DI GIO’ STAJANO

Quando Nicola vede per la prima volta “ Via Veneto”, è un bel ragazzo molto alto e magrissimo, con la carnagione ambrata dei salentini messapici, e con gli occhi fondi saraceni che si sgranano di stupore ad ogni angolo, spazio, ombra, vetrina, tempio, monumento, odore, respiro, palazzo, albero, ad ogni foglia o parola che cade. Vent’anni prima di lui, il giovane Federico Fellini, aveva provato forse le stesse emozioni, aveva cercato di fare la stessa carriera (fu assunto dal Marc’Aurelio, rivista satirica umoristica romana, soprattutto per la sua grande abilità di caricaturista), l’unica differenza è che Federico veniva dal Nord, Rimini, provincia assai meno periferica rispetto ad Aradeo, profondo sud. E i due, in qualche modo si incrociano, s’incontrano proprio lì, proprio in via Veneto, dove l’ormai famoso regista ambienterà il suo capolavoro, “La dolce vita”, manifesto di quella che si potrebbe chiamare la seconda liberazione, film cerniera tra il vecchio e il nuovo, che provocherà un terremoto, imprimerà una tale accelerazione all’esistenza dell’autore e del cinema tout court, che non sarà più possibile tornare su vecchie idee.

Ma pochi, o forse nessuno,  sa che Fellini,- ed è questa una delle più clamorose rivelazione del libro di Apollonio, – per realizzare alcune sequenze del suo capolavoro avrebbe saccheggiato a piene mani il libro autobiografico “Roma capovolta“(1958) di Gio’ Stajano, salentino di Sannicola, in cui “il primo trans dichiarato raccontava le sue folli scorribande nella Roma della “cafè society”, compresa la sequenza del bagno di Anita Ekberg nella fontana di Trevi, uno degli spot pubblicitari geniali, che richiama ancora oggi a Roma turisti da tutte le parti del mondo.

(fine 4^ puntata)


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