Non c'era un indice e le pagine non erano numerate. Mia sorella fece una xilografia per la copertina, e ne feci stampare trecento copie. In quei giorni pubblicare un libro era un'avventura piuttosto privata.
Non mi venne neanche in mente di mandare delle copie alle librerie o ai critici. La maggior parte le regalai.
Ricordo uno dei miei metodi di distribuzione. Avendo notato che molti di quelli che andavano negli uffici di "Nosotros" (una delle più vecchie e più serie riviste letterarie dell'epoca) lasciavano i cappotti appesi agli attaccapanni dell'anticamera, portai cinquanta o cento copie ad Alfredo Bianchi, uno dei redattori.
Bianchi mi guardò stupefatto e disse: Non ti aspetterai mica che venda questi libri, vero?
No, risposi, non sono pazzo fino a questo punto, pensavo di chiederti il favore di infilarne qualcuno nelle tasche di quei cappotti. Lui lo fece.
(Jorge Luis Borges, Abbozzo di autobiografia, a proposito della sua prima raccolta, Fervor de Buenos Aires, 1923)