Quando c’era Berlinguer – W. Veltroni

Creato il 12 giugno 2014 da Amalia Temperini @kealia81

Non dovrei essere qui a scrivere sul blog perché sto preparando le schede critiche per una mostra che partirà tra un mese. Sono giorni strani di elaborazione; vivo una immersione totale tra vecchi FlashArt, libri e documenti per scoprire un periodo dell’arte contemporanea non ancora troppo sondato, almeno in quei termini cui vorrei fosse trattato l’argomento.

Sono qui per raccontare di un documentario che attendevo da diverso tempo. Dedicato a Enrico Berlinguer – ex segretario del Partito Comunista Italiano, morto a Padova l’11 giugno 1984.

Dopo esattamente trent’anni, un po’ per strategia, un po’ per ammirazione, un po’ per rilancio della tematica di un “noi” nostalgico legato a una certa sinistra benpensante, Walter Veltroni – regista d’occasione –  ha cercato di costruire un progetto cinematografico per fare un punto su una situazione troppo attuale per essere sviscerata  senza uno sguardo oggettivo e una giusta distanza dagli storici.

Ero partita con tutti i pregiudizi del caso poiché pensavo che l’Io preponderante del fare politico veltroniano emergesse troppo. In modo fortunato la sua presenza nel lavoro è ridotta a camei fastidiosi che potevano essere omessi. Tralasciando questo dettaglio, nella sua totalità, la produzione di Quando c’era Berlinguer è apparsa equilibrata, centrata  sulla figura e sulla immagine di una storica sinistra che ha segnato un periodo preciso, che va dal 1972 al 1984.

Nella visione mi sono sentita chiamata in causa diverse volte per alcune riflessioni suscitate e che voglio qui elencare:

a)   Il valore del compromesso storico – cosa avrebbe potuto significare se ci fosse stato e come saremmo oggi se avessimo creduto in quel fare politico concreto, nell’unione di due volontà forti (PCD – DC) che oggi possiamo solo sognare o guardare con ammirazione e invidia.

b)   Il tradimento di una sinistra implosa anche con gli atteggiamenti delle Brigare Rosse e il successivo sequestro Moro. Il valore di un impegno costruito mattone su mattone, in cui molte persone hanno creduto veramente, e il declino arrivato dalla paura; dalla mancanza di fiducia verso una persona che si era opposta ai terroristi.

d)   I fantasmi di Cossiga e Andreotti in una carrellata angosciante e da brivido

e)   L’arrivo dei Socialisti e di Bettino Craxi e lo scenario P2.

f)   Le parole scolpite nell’ultimo suo discorso.

g)   La volontà, l’onesta e la tranquillità trasmessa ogni volta che si rivolgeva a qualcuno.

Il  taglio dato è stato incentrato su parole, gesti i di persone a lui vicine fino a un attimo prima della morte.

Per me è stato un modo di raccontare onesto, non troppo retorico – almeno non nei termini cui pensavo.

Se capita, vedetelo.

Trailer ufficiale:

L’ultimo discorso:


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