Non prendete quello che sto per scrivere come una vergognosa marchetta a stringbusters.com o – peggio – come una di quelle terrificanti recensioni d’acquisto che si vedono in giro per il web. Prendetelo invece come un urlo di gioia che arriva dopo tonnellate di disavventure con le corde.
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Parto dall’inizio.
Come noto, Scribacchina non è una musicista professionista: non ha quindi la necessità di cambiare frequentemente le corde al suo basso.
Anche per lei, tuttavia, arriva il fatidico momento di metter mano alle meccaniche e sostituire il cordame.
In quel frangente, la nostra bassista si rende conto di abitare nella Bassa bergamasca: un posto terribile, dove regna indisturbato il rappresentante delle corde Fender. Elemento temibilissimo: dovunque andiate, state sicuri di trovare in bella vista solo le sue corde.
«Ottimo rapporto qualità-prezzo, garantito» a detta del venditore di turno; se volete fare gli alternativi potete spostarvi su una muta di Ernie Ball, «le tengo qui dietro perché il prezzo sale un pochino, vedi, siamo sui 40 euro per la muta base… comunque i prezzi e i marchi sono questi, c’è poco da guardarsi in giro».
Questa la tragica situazione nella Bassa: limitante ed antieconomica.
Logico fare una veloce indagine sul web, così, per curiosità.
Interessante scoprire che la stessa muta di Ernie Ball venduta su Ebay in America costa la metà.
Ancora più interessante: trovare nello stesso negozio Ebay le La Bella lisce.
Carucce, sì, ma vuoi mettere le La Bella con quella robaccia del rappresentante Fender?
Scatta quindi l’ordine dal negozio americano.
Due mute di corde La Bella: lisce per il fretless, roundwound per l’adorato vecchietto nero.
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I giorni passano.
Le settimane passano.
Dell’ordine di corde neanche l’ombra.
Nel frattempo si avvicina il giorno nel quale la nostra bassista bassaiola dovrà prodursi in un solo di fretless: domenica 2 giugno.
La fanciulla si rende conto che le vecchie corde sono veramente da buttare, gli armonici troppo ovattati per risultare accettabili.
Panico.
Allora via, di corsa al negozio di paese, quello perso nelle campagne della Bassa bergamasca.
Entra e fa uno tra gli errori più grandi della sua vita: prende la muta di Ernie Ball lisce da 40 euro.
Perché oggi, vigilia del solo, una corda vale l’altra.
E anche se ci fossero differenze, verrebbero azzerate dal fattore necessità.
I gusti son gusti, per carità.
C’è a chi piacciono, queste Ernie Ball lisce.
Io dico che non ho mai provato una corda liscia peggiore.
Sarà anche la scalatura, leggermente superiore a quella che uso di solito.
Sarà quella sgradita ruvidezza sotto le dita, roba da far venire la pelle d’oca.
Tant’è: affronto il solo armata di corde estranee e archivio l’esperienza.
Archivio anche le Ernie Ball, dato che ci sono.
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Il 13 giugno, con un tempismo ammirevole, arriva l’agognata spedizione americana con le due mute La Bella.
Spedizione gravata da un bel 20 euro di tasse doganali.
Te capì, pure le tasse.
Ma la gioia del sudato pacchetto è più forte di qualsiasi spesa, e nel giro di un’ora sono già a casa con il mio adorato Ibanez nero in una mano, la muta di corde La Bella roundwound nell’altra e una incontenibile gioia che esce da ogni poro della mia pelle.
Però.
Mi accorgo subito che c’è qualcosa di strano… possibile che la quarta corda sia così grossa? Eppure è un 100, quella vecchia era un 102…
E la prima corda?… Cos’è questa roba? LISCIA? Ma se è una muta round!
Uno può arrabbiarsi quanto vuole, ma se il giorno dopo bisogna salire su un palco c’è poco da fare: o si torna al negozio bassaiolo e si prende una qualsiasi muta Fender (MAI!) oppure si monta questa muta di La Bella e si cerca di suonare. A qualsiasi costo. Cercando di non pensare alla scalatura assurda delle corde e al fatto che il sol è liscio.
Ci dovrò slappare, su quel sol liscio. Fantastico.
Non dirò nulla del feel sotto le dita: una sensazione orribile di corda ruvidiccia e grossa, troppo grossa. Lontana da me e dal mio modo di suonare anni luce.
Il negozio americano, desolato per l’accaduto, provvede dunque a spedire una nuova muta di La Bella round, stavolta controllando accuratamente il contenuto; chissà quando arriverà, visti i tempi biblici delle spedizioni oltreoceano… mi auguro almeno che non ci saranno ulteriori balzelli.
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Affrontato il concerto con un certo coraggio (anche perché era il primo vero live dopo secoli), il problema corde torna in tutta la sua prepotenza.
Ed è qui che ho l’illuminazione divina: mi ritrovo per caso sul sito inglese www.stringbusters.com, «lo specialista delle corde per chitarra e basso». Scopro che hanno prezzi pari a quelli americani, cioè la metà di quelli italiani, e che si trovano – finalmente! – corde di ogni marca e scalatura, con spese di spedizione direi molto sostenibili: 4 sterline.
Presa dalla febbre dello shopping (siamo anche in periodo saldi, via…) mi approprio di due interessanti mute round: una di Rotosound Swing extra light e una di Slappers La Bella, tanto fini che so già sarà amore al primo tocco (mai provata una scalatura 30-80 in vita mia…).
Ordine fatto venerdì scorso: mi armo di tutta la pazienza possibile e immaginabile («figurati, passeranno minimo due settimane prima di vederle… vabè, tanto il prossimo concerto è a fine luglio, dovrei farcela»).
Invece, come temporale estivo in pieno inverno, ecco arrivare martedì mattina – con le Poste: tempistica inconcepibile! – la spedizione mignon di corde.
Che altro aggiungere?
A parte dirvi che ho stampato in viso un enorme sorriso, vi confermo che le Rotosound sono già state montate sul felicissimo Ibanez, mentre le Slappers sono lì, tranquille, in attesa della prossima muta di muta.
A conti fatti, tra corde e spedizione ho speso solo 38 sterline (44 euro), con buona pace dei negozianti bassaioli e del rappresentante Fender.
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Però… c’è un però.
Nemmeno da poco, se vogliamo guardar bene.
Apro la muta di Rotosound e vedo le varie scritte d’ordinanza: «Le migliori corde del mondo, qualità eccellente, prodotte a partire dal 1958» eccetera; segue un lungo elenco di musicisti e bassisti endorser delle corde Rotosound, alcuni abbastanza dimenticabili (Duff McKagan su tutti).
Scorro la lista; la guardo, la riguardo, la giro, la rigiro… incredibile, è incompleta.
Caro il mio Signor Rotosound, dove vive?
Non lo sapeva che un tal Jaco Pastorius adorava le corde da Lei prodotte?
Che le sue preferite erano le RS66LB scalatura 35 55 70 90?
Un buongustaio, il Pastorius.
Mica un bassista qualunque.
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Che sbadata…
Mi ero dimenticata di dirvi che le Rotosound Swing che ho preso sono le RS66LB.