Quando davo la caccia ai cultisti

Creato il 27 maggio 2011 da Mcnab75

Non videogioco più da, uhm, molti anni.

Poco tempo, poca voglia e scarso entusiasmo per le nuove generazioni di videogames, così realistici e perfettini da risultare del tutto noiosi, almeno ai miei occhi.

Eppure ho dei ricordi molto belli legati a titoli che mi hanno fatto compagnia per lunghissime ore, cinque, dieci, quindici anni fa. Phantasy Star, Doom, Quake, Resident Evil, Scudetto (l'unico a cui gioco ancora, di tanto in tanto), Monkey Island, Shadow of the comet, Pool of Radiance, Ultima...

E poi c'era Blood, della Monolith, forse il videogioco che si spartisce con Doom lo scettro di mio titolo preferito.

Caleb, il protagonista, è un conosciuto e spietato pistolero del vecchio west americano. Nel 1871 conosce una donna, Ophelia Price, il cui marito è stato ucciso da membri di una setta chiamata "The Cabal", adoratori del dio Tchernobog. I due si uniranno all'oscuro culto, per poi col tempo assumere un ruolo sempre più importante e raggiungere il cerchio più alto della setta, chiamato "The Chosen"; ma per un non specificato motivo verranno uccisi da Tchernobog stesso. Svariati anni più tardi Caleb resuscita misteriosamente dalla tomba, ansioso di vendicarsi e di scoprire che cosa è successo. (da: Wikipedia)



Scenari horror, gargoyle, zombie, cultisti, fantasmi, apparizioni lovecraftiane. Atmosfere decisamente steampunk, a partire da certe armi utilizzabili cammin facendo: Cannone Tesla, Lanciafiamme ante-litteram, dinamite (anche con tanto di timer!). Ma anche un pizzico di stregoneria, grazie alla possibilità di usare bamboline voodoo e bastoni risucchia-vita.

Non contento, il geniale sviluppatore di Blood – Nick Newhard – ha riempito i vari livelli di gioco di una marea di easter egg e di omaggi alla storia della cinematografia horror. È possibile ad esempio vedere la tomba vuota di Eric Draven, protagonista del film Il Corvo; ci si può imbattere nella maschera e nel machete di Jason Voorhees o nel cadavere congelato di Jack Torrance, dal film Shining. Appaiono inoltre anche riferimenti audiovisivi a opere letterarie di H.P. Lovecraft, Edgar Allan Poe, William Shakespeare. Nel gioco è possibile incontrare anche un verso di Walt Whitman, che conclude i Canti Orfici di Dino Campana:

They were all torn

and cover'd with

the boy's

blood

Di Blood esiste anche un seguito – The Chosen – divertente ma non all'altezza del capostipite.


 

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