Ieri, soprattutto nel pomeriggio, abbiamo visto tutti come un’acquazzone di “normale amministrazione” sia ancora capace di darci del filo da torcere e di coglierci più o meno impreparati: nel giro di poche ore molte zone sono letteralmente andate in tilt, le strade provinciali monferrine come la 55, la 60, la 73 e la 58 sono state chiuse a causa dell’esondazione del Grana e del Rotaldo, Valmadonna, Montecastello e Valle San Bartolomeo sono andate letteralmente a bagno, il casalese ha visto chiudersi sottopassi ed allagarsi zone industriali, ad Acqui Terme si è dovuto monitorare per mezza giornata un ponteggio sul Bormida che sembrava dover cedere da un momento all’altro a causa del flusso d’acqua. Insomma, una situazione di profondo “black out”, e tutto per quattro gocce.
Oggi dunque, nel giorno del dopo-crisi, il vero fiume in piena sono stati i cittadini e le associazioni, che- si direbbe giustamente- non hanno tardato ad accendere la polemica: troppi allagamenti, troppa disorganizzazione, troppa improvvisazione. Fermo restando che il lavoro di operatori e volontari sia stato più che apprezzato dalla popolazione, le responsabilità stanno “a monte”, come quasi sempre accade. ” Se i corsi d’acqua fossero gestiti in modo diverso e con più attenzione”, ha chiosato Emiliano Bracco, vicepresidente della Coldiretti, ” magari certi momenti critici non li vivremmo”. E della stessa opinione è stato Massimo Debernardi, del CALCA (Comitato Alluvionati Casalesi): ” Sono bastati due giorni per creare dei problemi.”, ha detto. ” Nel casalese abbiamo corsi d’acqua come il Rotardo e il Grana che ad ogni minima pioggia vanno in esondazione creando disastri in diverse abitazioni e al traffico. Non vengono puliti i fossi e non vengono calibrati nel modo giusto. Questo è il problema”.
Simili proteste sono venute anche dal sindaco di Occimiano, Ernesto Berra, e dal direttore di Arpa Alessandria, Alberto Maffiotti.