Quel giorno, quando la mattina successiva all'acquisto del libro tornai a scuola, altro non aspettavo che il momento in cui avrei visto il mio professore di lettere, il mio mentore. Gli dissi tutta gasata, "guardi prof. ho trovato uno scrittore che mi piace troppo, lei lo conosce?" Dissi proprio così, e ricordo perfettamente quel sorriso a tremila denti, come per dire a quella piccola ragazzina "Grazie, stai dando un senso alla mia esistenza". Ricordi meravigliosi. Allora non capii il motivo di questo insolito amore esploso per un libro, anche perché era successo pochissime volte anzi, in quel modo mai. Quello che mi colpì in assoluto però lo seppi fin dal primo momento in cui chiusi il libro, quelle erano le storie di un uomo nato per osservare ciò che lo circondava, afferrarne l'aspetto più grezzo, più marcio e farne poesia. Per me era straordinario...
Avevo capito che nelle poesie di quel Bukowski c'era qualcosa di diverso, la sua era una poesia vagabonda, ubriaca e piena di semplicità. Quando eravamo giovani nello specifico, riporta il lettore nell'età della giovinezza, delle scoperte, degli anni in cui quel giovane si mescolava con i fascisti e razzisti, solo per procurarsi da bere gratis (Che cosa diranno i vicini?). Ironico, spietato, romantico ma prima di ogni altra cosa "poeta". Così parlava della sua poesia, ad una giornalista che lo intervistava: "La poesia è sempre la cosa più facile da scrivere, perché la si può scrivere quando si è completamente ubriachi o completamente infelici o felici. E' un'espressione emotiva che salta su. Non ho pensieri grandiosi , non ho pensieri vasti di natura filosofica. Sono molto semplice, e quando scrivo poesie trattano cose semplici. E credo che per questo tanta gente che per lo più non riesce a leggere poeti, quando legge la mia roba capisce di che cosa sto parlando". Con questo libro io mi sono innamorata di un tipo di poesia assolutamente diversa da quella che proponeva la scuola allora. Ho scoperto un grande scrittore, un uomo che per sopravvivere chiedeva una bottiglia, una donna e una macchina da scrivere...