Quando Hollande si fa la trasferta diplomatica a Cuba

Creato il 12 maggio 2015 da Jackfide

Con un’inversione di rotta nel fine settimana, Hollande ha lasciato le Antille francesi per fare tappa a L’Avana, dove lo attenderà Raul Castro. Il significato di un incontro storico tra il capo di Stato cubano e un Presidente francese, Mitterand permettendo, dove le relazioni commerciali rappresentano la principale linea di contatto

Fluctuat nec mergitur, ovvero naviga e non affonda. Una locuzione latina cara alla città di Parigi, che in questo momento puo’ prestarsi a raffigurare il corso della diplomazia francese impegnata dall’altra parte dell’Oceano. Con un senso metaforico implicito, il viaggio che il Presidente della Repubblica François Hollande sta compiendo a Cuba in questa settimana assume una doppia valenza politica, da valutare sia in chiave internazionale che interna.

Innanzi tutto, se la decisione di allungare la propria visita istituzionale dai territori d’oltremare di Guadalupe e Martinique all’isola cubana non rappresentasse, già di per sé, un evento storico per il solo fatto che Hollande è il primo presidente francese ad atterrare a L’Avana dopo l’embargo del 1962, sarebbe sufficiente rammentarsi che l’ultimo capo di Stato occidentale a mettere piede sull’isola fu lo spagnolo Felipe Gonzales nel 1986. Del resto, riprendendo le stesse parole di Hollande a corredo del suo colpo di scena diplomatico, si tratterebbe di un’esclusiva vocazione della Francia quella di essere prima.

Ma per quanto la Francia intenda giocare un ruolo di primo piano nello scacchiere geopolitico del dialogo internazionale con Cuba, le principali voci della relazione economica franco – cubana riportano piuttosto i numeri di una presenza francese alquanto esigua sull’isola caraibica. Al di là della splendida architettura del Museo Napoleonico, al cui interno è possibile visitare una collezione di 7mila oggetti personali appartenuti al Bonaparte, giunti a L’Havana dall’isola di Sant’Elena grazie al medico personale dell’imperatore, François Antommarchi, l’embargo americano da una parte e la comune posizione dell’Unione Europea, in vigore dal 1996, dall’altra hanno finora vanificato qualsiasi sodalizio tra i due Paesi; tanto è vero che la Francia ricopre oggigiorno la decima posizione tra i partners commerciali di Cuba, con un fatturato pari a 180 milioni di vendite realizzate nel corso del 2014.  A maggior ragione, la sanzione pagata con 8,9 milioni di euro di ammenda da ‘BNP Paribas’ il 30 luglio dell’anno scorso  per aver violato sia l’embargo cubano che quello decretato su Sudan e Iran, insegna che con i fermi internazionali c’è poco da scherzare.

Ad ogni modo, dopo le recenti aperture tra il premier americano Obama e Raul Caustro, quest’ultimo reduce dell’incontro a San Pietro con Papa Francesco avvenuto la scorsa settimana, i tempi per un’inedita stagione di scambi transoceanici sembrano ormai giunti alle porte. Carpe diem, Hollande appare più che mai motivato a riprendere in pectore un alto profilo sui temi internazionali, nell’evidente tentativo di scrollarsi di dosso il peso di una situazione interna assai meno consolante, visto che i sondaggi di popolarità continuano a denunciare la caduta libera della coppia Hollande – Valls; in tale quadro, il numero uno dell’Eliseo ripropone la strategia mirata a convergere l’attenzione dell’opinione pubblica su un improbabile protagonismo globale, lo stesso che lo aveva visto coinvolto nel piano di pace tra Russia e Ucraina elaborato lo scorso febbraio insieme ad Angela Merkel. E questa volta, per farlo, dovrà ripensare ad un circuito economico con Cuba che possa evolvere dall’attuale panoramica legata all’import/export di rum e prodotti agro-chimici per lanciarsi sugli investimenti dei principali attori imprenditoriali presenti sull’isola in diversi campi; come ‘Bouygues’ nella telefonia, ‘Pernod-Richard’ con la compartecipata ‘Havana Club’ negli alcolici, ‘Air France’ e ‘Total’ nell’aeronautica e nell’energia.

Non da meno, il settore turistico potrebbe disegnare una prima linea di contatto tra i due Paesi, visto che i 100mila turisti francesi censiti nel 2014 per il momento sono ben lontani dal rappresentare un punto di traino del calibro dei tre milioni di canadesi. In ogni caso, la delegazione dell’esagono presente sull’isola in questa settimana è consapevole che Cuba, nel momento in cui Washington decidesse di levare l’embargo sulla Repubblica caraibica, potrebbe essere soggetta a trasformarsi in una futura Eldorado degli Stati Uniti; scongiurando il riprodursi di una situazione analoga agli anni trenta del generale Battista, verrebbe da aggiungere. Per questo motivo, Hollande sostiene che la Francia debba guidare per prima lo sviluppo di Cuba e dei cubani.

Tuttavia, lo stesso Hollande si è ben guardato, finora, dall’affrontare lo spinoso tema pertinente ai diritti umani. Eppure, tra le luci ed ombre dello Stato cubano si susseguono gli avvicendamenti di una delle ultime dittature comuniste della storia, come i 9mila oppositori arrestati lo scorso anno e le persecuzioni ai danni di giornalisti e artisti indipendenti. Ma in Francia le polemiche sul silenzio del capo dell’Eliseo sulle repressioni del regime di L’Avana non si sono fatte attendere; difatti, ci ha pensato il presidente di Reporter Sans Frontières, Alain Le Gouguec, a menzionare un estratto delle dichiarazioni di François Hollande all’indomani della “Primavera nera” nel marzo 2003, che ha visto l’arresto e la condanna a pene sommarie di settantacinque dissidenti politici, quando l’allora leader del Parti Socialiste non si faceva troppi problemi a definire Cuba come un sistema dittatoriale senza alibi.

D’altro canto, Hollande non ha mai dato particolari segni di ammirazione nei confronti del governo castrista, fatto riscontrabile nell’articolo da lui firmato per il ‘Nouvel Observateur’ nel 2003, dal titolo “la belle révolution a tourné au cauchemar“, ovvero “la bella rivoluzione si trasformo’ in un incubo”. Al contrario, uno dei suoi predecessori all’Eliseo ha dimostrato in più di un’occasione di prediligere il regime cubano. Si tratta di François Mitterand, che nel 1974, in seguito alla sconfitta alle elezioni presidenziali, si reco’ proprio a Cuba per dieci giorni insieme alla moglie Danielle, dove fu ospitato con tutti gli ossequi e gli onori di casa da Fidel Castro. Al punto tale che lo stesso Mitterand, vent’anni più tardi, durante il suo mandato presidenziale cercherà di organizzare una visita del Lider Maximo a Parigi; senza successo e con numerosi dibattiti accesi in tutto il Paese.

Tempus fugit. Hollande ha sicuramente sorpreso ogni aspettativa con l’inversione di rotta cubana dell’ultimo minuto. Il tour de force diplomatico che lo attenderà a L’Avana durante la settimana, che a questo punto sarà quasi certamente focalizzato sulle tematiche di carattere economico e finanziario pertinenti ai due Paesi piuttosto che sui principali temi di politica internazionale, offrirà alla Francia un’importante chance per anticipare le altre nazioni occidentali nella nuova rotta commerciale verso i caraibi. Se non altro, una cartolina da Plaza de la Revolución potrebbe già in parte valere il prezzo del biglietto.

Giacomo Fidelibus @JackFide
Tribuna Italia



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