"Il Wisconsin Plan, che era stato elaborato congiuntamente da economisti e politici, comprendeva una legge d'avanguardia sugli impiegati statali, la regolamentazione dei tassi reali delle obbligazioni emesse da imprese pubbliche, un limite ai tassi d'interesse usurai (anche se questo limite era fissato al livello ancora proibitivo del 3,5 per cento al mese, ossia 42 per cento all'anno), il sostegno al movimento sindacale, un'imposta statale sui redditi e infine, nel 1932, un sistema statale di sussidi di disoccupazione. Quest'ultimo ebbe un effetto penetrante su atteggiamenti economici e politici; nient'altro diede un contributo così diretto alla legislazione federale sull'argomento tre anni dopo. E ancora una volta furono Commons e gli economisti del Wisconsin a svolgere una funzione di guida nel progetto federale. [...] Ogni visita alle origini dello Stato assistenziale deve comprendere un rispettoso soggiorno a Madison, nel Wisconsin." John Kenneth Galbraith, Storia dell'economia. Rizzoli, 1988, pp. 239-240.
Racconto questo episodio della storia economica e sociale degli Stati Uniti d'America perché dalla metà di febbraio scorso a Madison si sta consumando una vera e propria rivolta da parte di decine di migliaia di lavoratori pubblici, tra cui veterani di guerra in Iraq, che protestano per una legge promossa e poi approvata dalla maggioranza repubblicana che guida lo Stato del Wisconsin. Manifestazioni fiume, occupazione della sede dell'Assemblea per giorni interi fino alla resistenza passiva per opporsi ad una legge che ridimensiona il potere contrattuale dei lavoratori del settore pubblico. In poche parole, per sanare il disavanzo dello Stato e porre un freno alla crisi economica il governatore repubblicano Scott Walker ha deciso di intervenire sui dipendenti pubblici, aumentando le ritenute fiscali per il fondo pensione e sanitario ed eliminando il diritto alla contrattazione collettiva. Si ritorna ai contratti individuali, si possono contrattare solo i salari, viene negato il diritto allo sciopero, si prevedono sanzioni per quei lavoratori che decidono di partecipare a qualche manifestazione, non si può negoziare né la copertura sanitaria né le pensioni. Questo è quanto si prevede per migliaia di dipendenti pubblici americani - dovrebbe ricordare qualcosa di simile anche qui da noi a testimonianza del fatto che il mondo è proprio piccolo! Per farla ancora più breve, la crisi non la risolve chi l'ha provocata ma chi l'ha subita!
Quelle proteste hanno giustamente preso molta parte della stampa americana, Michael Moore dice che si tratta di una lotta di classe, Naomi Klein parla di un assalto frontale alla democrazia, un economista come Paul Krugman parla di una destra che non vuole risolvere i problemi ma che è solo intenzionata ad imporre una visione di "una società più dura, più diseguale e meno democratica."
Tutto questo accade nel Wisconsin nella più o meno generalizzata indifferenza della stampa italiana. Del resto con il Mediterraneo che brucia, il Giappone inghiottito da un maremoto con il ritorno del terrore nucleare e le "riforme epocali" del più grande leader che l'Italia è stata in grado di partorire nell'ultimo secolo e mezzo non si può certo pretendere di trovare un trafiletto per queste faccende! Ad ogni modo se ne è parlato qui e qui, quando il movimento è nato (16 febbraio), qui poco prima dell'approvazione della legge e qui subito dopo l'approvazione della legge (10 marzo).
Sarà che io amo vedere strani nessi nella storia ma trovo fatalmente significativo che nello Stato del Wisconsin, dove l'America ha visto nascere lo Stato sociale, si stiano facendo le prove per portarlo alla sua fine. Spero fortemente che abbia ragione quel lavoratore in uno dei video della protesta di Madison quando dice "enough is enough" (Quando è troppo è troppo!).
"Ogni visita alle origini dello Stato assistenziale [negli USA, nota mia] deve comprendere un rispettoso soggiorno a Madison, nel Wisconsin", diceva Galbraith.