Stadium:mk, Milton Keynes: Northampton Saints 23 - 13 Ulster
Partita molto anglosassone sotto un sole mediterraneo quella disputata a Milton Keynes: alla fine prevale la squadra più tosta e determinata, a tratti pure troppo, in specie nel secondo tempo, approfittando anche di un arbitraggio un po' fiacco di Poite, il quale s'era chiaramente dimenticato il cartellino giallo a casa.
Una gara partita con un handicap di meno sette per Ulster: al primo calcio di liberazione in profondità di Myler, l'ala Trimble si lascia sfuggire un in-avanti all'interno dell'area dei propri 22metri; i Saints una volta dentro la red zone avversaria rendono martellanti le penetrazioni e al quarto tentativo il pilone Tonga'uiha rotola fuori dalla ruck attraverso il cancello principale, lasciato colpevolmente impresidiato dagli avanti in bianco, si allunga e schiaccia in meta. Due minuti, 0-7; la partita può cominciare.
Ulster prende a macinare il suo gioco metodico e veloce ad allargare da un lato all'altro del campo gestito da Ruan Pienaar, alla prima mischia guadagna una punizione piazzata da Ian Humphreys, 7-3 al sesto minuto.
Nell'azione successiva si fa vedere Chris Ashton (partita complessivamente opaca la sua) ma come non te l'aspetti, in versione rifinitore: effettua un bell'inside pass per il centro Downey che guadagna metri ma la difesa nordirlandese tampona e i bianchi riprendono a macinar gioco. All'11' Simon Danielli riesce a passare e raggiungere l'area di meta sulla sinistra, ma l'ultimo passaggio di Humphreys è chiaramente in avanti; è tuttavia un segnale di netta prevalenza dei bianchi sui neroverdi di casa. I quali difatti non sanno far altro che calciar via i loro possessi, mentre il team di Belfast avanza palla in mano e costruisce attacchi. Al 14', seconda punizione guadagnata per le indiscipline in ruck dei padroni di casa, Humpreys piazza il 6-7 e decalage iniziale recuperato.
I Santi provano a costruire qualcosa appoggiandosi alla rimessa laterale; si vede un po' di lavoro di pack con Lawes e iniziativa di Ben Foden ma non guadagnano terreno, perdendo palla per tre volte; nelle ripartenze Ulster mostra l'iniziativa dell'australiano Adam D'Arcy schierato estremo e i gli incroci tra le due ali Trimble e Danielli. Comunque i Saints iniziano a rispondere in modo organizzato, proponendo attacchi simili a quelli degli avversari, sfruttando tutti e lungo tutta la larghezza del campo. Iniziano anche i primi scambi di opinioni, tanto per iniziare tra i capitani tallonatori Rory Best e Dylan Hartley. Northampton guadagna una punizione centrale molto appetibile, fallita da Myler.
Alla mezz'ora il momento migliore di Ulster: sugli sviluppi di una rimessa laterale, Paddy Wallace apre all'interno per la penetrazione sul medesimo canale di Simon Danielli, che guadagna terreno fino ai 5 metri dalla meta. Ne nascono un paio di ruck ben difese dai Saints, fino a quando Rory Best non vede con la coda dell'occhio Andrew Trimble arrivare con lo stesso angolo, distanza e velocità di Danielli poc'anzi, lo serve e lo lancia con ottime mani nella più classica delle mete da trequarti, vendicandosi dell'errore iniziale. Con la trasformazione fa 7-13, Ulster a parità di tostaggine è più efficace.
Squadra di casa nuovamente pericolosa al 38' su una incursione di Ben Foden che va su un suo chip and chase mal gestito da Humpreys, se non c'era Danielli era meta. Alla fine del primo tempo la mischia ordinata dei Saints guadagna alfine una punizione che Myler non fallisce, a metà gara si resta su un equilibrato 10-13 grazie ai sette punti graziosamente concessi da Belfast all'inizio.
Fasi statiche (o meglio, fonti del gioco) in perfetto equlibrio nel primo tempo, ognuna s'è gestita le sue senza consentire "intrusioni"; determinazione nelle testate analoga, Ulster s'è fatta preferire nel tempo per una miglior efficacia di schemi d'attacco, particolarmente con le due ali convergenti al centro. Tre punti di vantaggio però sono niente.
La ripresa inizia seguendo l'andamento del primo tempo, con le due squadre ad adottare giochi molto simili: un filo di tattica per guadagnar campo, poi percussioni e aperture da una parte all'altra, con quelli da Belfast a farsi preferire per un minor numero d'errori e più varietà. Ma le difese serrano e sono i Saints a rompere l'equilibrio, Myler piazza ancora al 48' un penalty per un placcaggio non rilasciato di Tuhoy su Mujati molto usato come ball carrier: tra gli ululati diincitamento alla "beast, beast" del pubblico (si vede che per gli inglesi così politically correct, i piloni neri sudafricani si somiglian tutti): è 13 pari. La difficiltà di superare le difese e il tempo che passa aumentano il nervosismo, anche in rimessa laterale c'è fluente scambio di opinioni tra giocatori in campo.
Sono i Saints a far la cosa giusta: insistono sulla rimessa laterale e finalmente al 54' arriva la prima rubata di Courtney Lawes, Man of the Match. E' un segnale importante, sul rilancio di Ulster senza pressione a salire, Asthon e Foden duettano sul lungolinea sinistro fin che l'estremo viene fermato da Pienaar dentro ai 22 metri, arriva il centro Jon Clarke che strappa la palla, fa due passi e serve il mediano Dickson a sostegno verso il centro del campo. Splendida meta da azione su gioco rotto, con Ulster presa di sorpresa. E' il 20-13 da cui la squadra nordirlandese non saprà più rifarsi, non avendo a disposizione nessun "cambio di marcia" (anonima, solo diligente e nulla più la prova di Ruan Pienaar al proposito).
L'occasione migliore sfuma alla prima serie di attacchi, condotti come tutti i precedenti: il team di Belfast guadagna la red-zone avversaria, dopo una decina di fasi ottiene la punizione sotto i pali, Pienaar vede la superiorità sul lato sinistro e apre veloce invece che andare ai pali a Paddy Wallace, il quale serve Adam d'Arcy cui cade la palla con Simon Danielli libero al suo fianco.
Al 65' la frittata finale è combinata dalla mischia ordinata, che prova a mettere in crisi una introduzione avversaria a metà campo facendo ruotare la scrum, ma i Saints reggono composti e guadagnano la punizione che Myler piazza per il definitivo 23-13. Qualche minuto dopo ne guadagna un'altra che manca; nel frattempo Dylan Hartley dà il meglio di sè provocando ogni avversario che gli arriva a tiro in maul, facendosi mordicchiare amorosamente il braccio da Pedrie Wannemburg oggi un po' grigio. Meritava ampiamente il giallo anche per tutto il pregresso, ma forse Poite non se la sente.
Tant'è, la partita scorre tra l'indisponibilità di marce diverse da parte di Ulster e il controllo dei Saints che pure non riescono mai a nasconder palla; lo fanno solo negli ultimi quindici secondi, mentre i precedenti dieci minuti scorrono tra le mischie ordinate, esito degli errori di handling da ambo le parti.
Speranze di Ulster rimandate per un'altra stagione e alla successiva serie di rinforzi in arrivo; peccato perchè l'andamento del primo tempo segnalava che il risultato positivo era alla loro portata. Saints vincenti col merito di non aver mai mollato il controllo delle fonti del gioco e sulla base di una difesa arcigna, perforata una sola volta dalla migliore azione combinata d'attacco vista in tutti questi quarti di finale delle Coppe Europee.
Possiamo azzardare? A coach Mallinder servirà trovar rapidamente qualcosa di più per l'unica inglese rimasta in lizza (Harlequins in Euro Challenge a parte), che non i very basic messi in mostra oggi: grande determinazione difensiva e nel gioco dinamico, buon controllo delle fasi statiche e poco di più. Qualcosa tipo Foden e Ashton in campo per far la differenza ad esempio, se vogliono arrivare al Millennium Stadium come sarebbe sulla carta nelle loro possibilità, visto che giocheranno la semifinale in casa contro Perpignan, squadra non più abituata a queste altezze.