Seduto in quel caffè io non pensavo a te. Guardavo il mondo che girava intorno a me.
Quel giorno si sono dati appuntamento al New York bar.
Lei, sveglia alla buon’ora, quella mattina avrebbero dovuto finire la revisione di un libro a-due-mani e mandarlo in azienda per la pubblicazione entro le otto. Alle sette lei è già al bar ad aspettarlo.
- Finalmente!
- Scusa il ritardo ma ho trovato un po’ di traffico. Come sei bella questa mattina. Il rosa ti dona! (si baciano)
- Oh grazie, troppo gentile. Comunque ho portato tutto.
- Benissimo, allora possiamo concludere la revisione. Dove eravamo rimasti?
Dopo quasi un’ora di correzioni, e baci rubati tra le pagine di quel libro e una tazza di caffè, l’opera era pronta per essere letta.
Lui le ruba l’ennesimo bacio e si dirige alla cassa, mentre lei con cura risistema il libro nella borsa.
- Possiamo andare, tesoro. Te l’ho già detto che sei bellissima?
- Oh, quanto sei ruffiano! (sorridente)
Escono dal bar, salgono in macchina e riprendono la strada principale.
- Dove la porto signorina? Avrei una certa fame. Che ne dici di un ristorantino tranquillo quanto per cominciare?
- Va bene, caro. Ma prima andiamo in azienda. Dopo di che, facciamo tutto quello che desideri (sorriso complice).
In macchina un continuo gioco di sguardi. Si amano da poco più di tre anni, e ogni giorno non è mai l’ultimo a confermarlo, neppure quel giorno.
- Aspetta! Credo di essermi dimenticata il cellulare al bar. Torniamo?
- La solita sbadata.
- Scusami, ma sicuramente nel risistemare il libro mi sarà caduto sul divanetto.
Lei rientra di corsa al bar, si fionda tra i divanetti, e ritrova il telefono spento, sotto il divanetto. Sosprira un “per fortuna” saluta il barista, si scusa, ed esce di fretta.
- Per fortuna era finito sotto il divanetto. spiega a lui, e risale in macchina. Questa volta prendono una piccola stradicciola che li avrebbe condotti in azienda prima della scadenza.
- Attento George! Ma cosa succede?
- Ma che dia…
- George?
- Joy?
La macchina comincia a sbandare tra detriti, ferri e massi di cemento che avevano occupato l’intera corsia.
E tutta la città correva incontro a noi. Il buio ci trovò vicini, un ritorante e poi di corsa a ballare sotto braccio a lei, stretto verso casa abbracciato a lei quasi come se non ci fosse che, quasi come se non ci fosse che lei.
Buio.
Questo breve racconto è liberamente ispirato al tragico crollo delle Torri Gemelle, dell’11 settembre 2001.