04:45, Nero.
La notte non porta consiglio e questa non è di certo l’eccezione che conferma la regola.
Ho imparato che serve pazienza, quella che mi fa rimanere immobile a pancia all’aria – perché così il sonno arriva prima delle fatidiche sei – e mi fa tenere gli occhi serrati come se, aprendoli, potessi essere abbagliata da chissà quale luce.
E ci vuole coraggio, quello che mi fa andare a letto tutte le sere con la convinzione che “stanotte si dorme!” e invece non si dorme un cazzo.
Il tutto condito da una gran forza di volontà che la mattina seguente mi fa mettere i piedi a terra facendo finta di avere le occhiaie per via del gran sesso fatto la sera prima.
E invece il sesso non conta nulla.
Ché a rendere il buio così chiaramente invivibile non è il sesso che vorrei fare proprio ora con quell’uomo troppo lontano da me bensì è questa testa, questa maledettissima mente che non ne vuole sapere di fermarsi un attimo e di arrendersi.
E accettare, perché è tutta questione di farsi andare bene tutta la merda che puzza intorno a sé.
E di farlo anche con il sorriso poiché l’alternativa è solo l’abisso, che ho visto da sin troppo vicino.
E io lo ricordo fatto di autostrade e di traffico e di sudore e di occhi stralunati e di corpi barcollanti e di sorrisi crudeli e di rassegnazione e di sensi di colpa e di dolore e d’amore e di tenerezza amara e di paura… E potrei sfidare chiunque a non averne una propria versione.
05:27, e forse il torpore arriva prima delle sei.