A volte capita che nella sala d’attesa di un qualunque ospedale s’incontrino due uomini: un anziano dall’età indecifrabile che alla vita ha offerto sereno la bandiera bianca e un trentenne dal sorriso disegnato che della vita ha conosciuto soltanto il lato più assolato. Il primo è in attesa del medico che gli dica che sua moglie, ricoverata per l’ennesima volta per un attacco di cuore, lo sta aspettando al di là del muro. Il secondo è in attesa del medico che gli dica che sua moglie, ricoverata perché la sua pancia ha assunto dimensioni intollerabili, gli dica che suo figlio ha deciso di esordire in grande stile nella grande arena della vita.
A volte capita che circostanze tra loro incompatibili, se non incomprensibili, si verifichino contemporaneamente in un luogo comune, come la nascita di un bambino e la contestuale morte di un’anziana signora in un qualunque ospedale. Si chiamano coincidenze. Ma affinché si verifichi una coincidenza come questa, è fondamentale che il trapezista salti un momento prima che il partner raggiunga l’acme della sua elevazione; è in quel preciso, istintivo e indescrivibile istante che lui gli tende la mano ed è in quel momento che il trapezista deve saltare. Adesso! Un attimo di esitazione, un secondo di distrazione e la rete si tende.
A volte capita che tu sia l’impreparato spettatore di questo allucinante circo, come è capitato a me, e ti chieda come sia possibile che il trapezista abbia mancato la presa. Ma poi ti accorgi che il suo partner non era lì, non era al suo posto, e ascolti le parole del primo medico che comunicano all’anziano che l’appuntamento è rimandato e la moglie è rimasta al di qua del muro; e ascolti le parole dell’altro medico che comunicano al ragazzo che l’esordio è stato annullato. E l’arena è rimasta vuota. E allora ti rendi conto che l’essenza della vita sta nella magia di un salto senza certezze, senza coincidenze. E vedi la rete tendersi, e senti quei piedi puntarsi per una frazione infinitesimale di secondo e capisci che c’è solo una reazione deducibile da un paradosso come questo: il silenzio.