Quando l’autore si infila nella storia

Da Marcofre

Forse è tutta colpa di Hitchcock: nei suoi film c’è sempre un cameo, una sua brevissima apparizione che si ritagliava per divertire (o divertirsi). Lì funziona, e alcuni replicano l’espediente anche sulla carta (digitale o meno); ma è un disastro. La loro giustificazione? Qualcosa come: “Occorre dare più forza alla scrittura”. Allora hai un problema, sul serio.

Prima di tutto, ricordiamoci che scrivere è una trappola letale e molti se ne infischiano, fanno spallucce quando si prova a spiegarglielo. Di solito costoro hanno da qualche parte una cugina laureata in Lettere che: “Lei sì che ne sa, eccome”.
Poi, scrivere non è puntellare un’ideuzza, o i personaggi. Se la devono vedere da soli, camminare e arrangiarsi. Vivere.

Se viceversa è necessario ricorrere a ricostituenti, impalcature, sostegni… Più che narrativa sembra la zona archeologica della povera Pompei, giusto?

In passato, accadeva che l’autore intervenisse con un tono retorico, magari chiamando a raccolta i lettori.

Morto, sua Maestà. Morto, signori, principi, duchi e marchesi. Morto reverendi onorevoli e reverendi disonorevoli di ogni ordine. Morto, uomini e donne nati con la celeste compassione nel cuore. Tanti muoiono così intorno a noi ogni giorno.

Questo è un brano tratto da un capolavoro: “Casa desolata” di Charles Dickens (pagina 610, editore Einuadi). Preciso che per il sottoscritto Dickens con Tolstoj e Dostoevskji, fa parte dell’Olimpo. Quando voglio sentirmi a casa, prendo in mano qualcosa di loro, e via.

Poco prima c’è questo Jo che muore, e un protagonista decide di fargli dire la preghiera del Padre nostro. Secondo me, quello che Dickens scrive dopo questa scena, è superfluo. Non indebolisce (troppo) la scena, ma se ci fosse stato un editor lo avrebbe cancellato.

È indubbio che nessuno scrive in quel modo al giorno d’oggi; e che nessuno dovrebbe farlo. Stride, in un certo senso, anche se si ha una frequentazione saltuaria della scrittura. Ma se per esempio:

Le ho dato ancora due colpi, in faccia, secchi.

Ecco l’errore madornale. C’è l’autore che si infila con una parolina nella narrazione, e rovina tutto. È necessario specificare che i colpi in viso, sono “secchi”? Naturalmente nel senso di forti, ben assestati.
No.

Chi parla è pure l’autore del gesto, ed è ridicolo che mentre racconta, ci tenga a precisare che lo ha fatto in un certo modo; soprattutto se ne è dispiaciuto, e ne parla con imbarazzo.

Non c’è retorica, non c’è niente di ciò che in Dickens spesso si trova, e che i suoi detrattori spesso gli rinfacciavano (e lo fanno ancora adesso). Esiste però qualcosa di più sottile, che forse può essere colto solo dopo che si è iniziato a leggere e scrivere in modo più severo.

Non è qualcosa di GRAVE. Non si tratta di un: “ma però è più meglio”, nemmeno di un “celebrissimo”. È una sorta di insidia che sfugge a chi scrive, e anche a chi legge. Costui apprezzerà enormemente questa scrittura, e non ci baderà affatto. In fondo, non è suo compito: ci deve pensare chi scrive.

Scrivere è un processo. Se si riesce a ottenere una scrittura formalmente ineccepibile (leggendo in quantità industriali), si comprende che non si è arrivati al capolinea, ma che si è solo raggiunta una tappa. A quel punto si deve passare a quella successiva: conseguire l’efficacia, il valore.

La parola non ha bisogno di interventi “esterni” da parte dell’autore, che scende in campo con una parolina, o salendo sul piedistallo. Se accade questo, vuol dire che è debole, proprio perché non è efficace. Certo, a volte alcune sbavature nascono da stanchezza, fretta o disattenzione.

L’importanza del distacco. Della rilettura senza fretta: ancora una volta balza agli occhi l’importanza di lasciare a riposo lo scritto. Per permettere alle scorie di depositarsi sullo sfondo, e procedere successivamente alla loro eliminazione.

A ben vedere, nemmeno questo offre qualche garanzia, se manca il talento. Però procedendo in questa maniera, prestando attenzione a ogni parola, si dimostra di avere una pallida idea di cosa sia davvero la scrittura.


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