Quando la febbre arriva, la mamma che fa?

Creato il 23 dicembre 2015 da Annalisa1979

Ieri, arrivata a casa, MagicaAnto mi dice: guarda che Veronica è un pò calda, secondo me ha la febbre.

La tasto in ogni dove, pensando che MagicaAnto sia solo un filo apprensiva e che sia stata contagiata dal morbo NonnaTox: ovvero, pensiamo sempre al peggio. Dopo aver verificato che sì, in effetti la bimba è un tantino più calda del solito, e comunque più della sorella, decido di provarle la febbre. Se non che mi ricordo che, tra i svariati disastri combinati, le Gem avevano pensato bene di distruggere anche il termometro, in un miliardo di pezzettini piccolissimi stile granelli di sabbia.

Alla disperata ricerca di un altro degno sostituto, avendo appurato che né quello digitale da adulti né quello super-tecnologico che avevo inserito nella lista nascita, con puntatore a distanza a guisa di lancia supersonica, funzionavano, dopo mille ricerche ne ho scovato uno vecchio stile. Brutto a vedersi, ma per lo meno affidabile.

Immobilizzato il recalcitrante soggetto per la prova del nove, ho visto con preoccupazione la colonnina salire attestandosi a ben 39.1°! Oddio! Altro che febbre, febbrone da cavallo. Ecco perché la piccola è insolitamente coccolosa e, a tratti, rognosetta….

Per non lasciare nulla di intentato, misuro anche la febbre a Ludovica che, per fortuna, stoicamente resiste (per ora). Comincio a cercare la panacea di tutti i mali (o quasi): la meravigliosa, amatissima Tachipirina. Mi hanno chiesto in tanti: ma non hai chiamato la pediatra? E cosa la chiamo a fare? La nostra pediatra risponde al telefono dalle 8.00 alle 9.30. Che poi, a essere precisi, se chiami alle 8 precise non risponde mai. Meglio ritentare verso le 8.15-8.20. Alla facciazza della puntualità. E, in ogni caso, le sue indicazioni sarebbero: le dia la Tachipirina e la tenga monitorata e, se dovesse peggiorare, mi richiami che fissiamo un appuntamento. Sempre che non sia in vacanza, caso in cui dovrei affidarmi al sostituto. Oppure chiamare la Guardia Medica. E ho detto tutto.

Ad ogni modo, consapevole e memore delle indicazioni ricevute a suo tempo, recupero la bilancia digitale, sistemo la malata sopra per pesarla e noto che il piccolo vitellino ha raggiunto il ragguardevole peso di ben 13 chili! Altro che signorinella pallida e snella….

3 gocce ogni chilo di peso, rapido calcolo nel quale mi inciampo più volte con la paura folle di sbagliare e somministrargliene di più o di meno. Non ho preso la calcolatrice solo perché, con un barlume di orgoglio da ex-liceale scientifica, mi dico che una moltiplicazione così la devo pur fare da sola! Bene, 39 gocce. Sparargliele direttamente in bocca? Impensabile. Usare supposte? No, niente da fare. Ok, decido di versarle contandole una ad una in un bicchiere e poi di recuperarle con una siringa privata dell’ago. Come può ingegnarsi una mamma, anche se alle prime armi!

Data la Tachipirina, mi dico che il più è fatto. Ah! Sì, perché la poveretta, a ragione, per carità, vuole essere stra-coccolata e presa in braccio. E l’altra? Sprazzi di prima gelosia incombono, per cui anche lei non è da meno. Per farla breve, il momento della cena è stato epico. E mi sono resa conto che, con l’andare del tempo e con l’affinarsi dell’esperienza, posso davvero essere considerata una diretta discendente della Dea Kālī…

Quando poi, alle 21 e 21.10 sono stramazzate entrambe nei loro lettini, ho pensato che avrei potuto finalmente rilassarmi un pò. E così è stato, fino alle 2.15 di questa mattina. Quando, dopo un rocambolesco gira gira gira nel letto, ho tastato la fronte di Veronica e ho sentito che scottava ben di più della sera precedente. Solita trafila di Tachipirina che avrebbe dovuto concludere lì la levataccia notturna. E invece no. Perché nel frattempo anche Ludovica si era svegliata e cicaleggiava allegra. Insomma, per farla breve, io e Andrea abbiamo tentato di farle riaddormentare per un tempo che a me è parso lunghissimo. L’ultima volta che ho guardato l’ora erano le 3.15….

E quando la sveglia, puntuale come i botti di Capodanno, è suonata, anziché pensare “no, lasciatemi dormire ancora qualche minuto“, mi sono fiondata giù dal letto, felice di correre in ufficio, per riposarmi un pò.


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