Quando la leggerezza si inceppa
Creato il 02 giugno 2011 da Greylines
Lascia l’amaro in bocca questa raccolta di racconti di Schmitt. Ci si chiede dove sia finita quella grande capacità – di cui l’autore francese aveva dato ampia prova in altre occasioni – di rovistare a fondo nell’animo dei propri personaggi fino a portare a galla la complessità, e al tempo stesso la semplicità, dei loro sentimenti. La scrittura di Schmitt è pulita e scorrevole, d’accordo, e alcuni racconti sono interessanti.”Carini”, verrebbe da dire. È sullo stile, però, che casca l’asino. Invece di far trasparire gli stati d’animo dei personaggi attraverso quei dialoghi serrati e intensi che sa scrivere, l’autore francese decide di spiegare per filo e per segno cosa avviene nella loro testa. Il tono si fa didascalico, troppo esplicito e per niente allusivo, e le situazioni diventano prevedibili, a volte fastidiosamente caricaturali. Stupisce poi che proprio il racconto che dà il titolo al libro, e che nasce dal film che l’autore ha diretto, sia il più banale di tutti.Un libro leggibile, insomma, senza aspettarsi troppo, per poi dimenticarlo in fretta.
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