Durante gli studi, si appassiona alla fisica e nel 1583 formula la teoria dell’isocronismo del pendolo, intuito osservando le oscillazioni di una lampada nella Cattedrale di Pisa. Contemporaneamente Keplero ha difficoltà ad inserirsi nella società, appartiene ad un ceto sociale più basso e con fatica termina gli studi di teologia e accetta un lavoro come insegnante di matematica. Vive al centro della disputa dovuta alla riforma protestante.
Figli della rivoluzione scientifica, seguono con passione una sperimentazione atta a dimostrare le loro intuizioni. Entrambi riconoscono che la forza del pensiero scientifico sta nel fatto che esso non riconosce nulla come dogmatico ed è pronto a modificare ogni teoria quando l’osservazione o il ragionamento ne dimostrano l’inconsistenza. La ricerca della verità anima entrambi. Le loro vite scorrono paralelle. Due caratteri diversi. Galileo arrogante, altezzoso e con un certo snobismo era orientato verso la conquista di ceti sociali più elevati, Keplero è costretto a convivere con il faticoso compromesso della sopravvivenza.
Si scrivono ma non si incontreranno mai. Leggono le opere l’uno dell’altro e comunicano tramite intermediari. Galileo manifesterà grande stima per Keplero ma si rivelano apprezzamenti formali. Keplero d’altronde non accettò l’invito a insegnare nelle scuole italiane. Fu un accanito e convinto sostenitore del sistema copernicano, fervente cristiano si lasciò influenzare dalle sue credenze religiose e dal pensiero filosofico contemporaneo.
Galileo fu in realtà un fisico, nel senso moderno della parola, piuttosto che un astronomo, tuttavia egli portò dei contributi essenziali all’affermarsi del pensiero copernicano. Tali contributi riguardarono sia gli aspetti strettamente scientifici sia quelli più generali relativi al dibattito culturale e al rapporto tra Scienza e Fede.
Dopo avergli apportato dei miglioramenti, ne dona alla Serenissima di Venezia un esemplare, al quale da’ il nome di “perspicillum”.
A Padova, con il nuovo strumento, Galileo compie una serie di osservazioni della Luna e nel 1610 osserva delle “piccole stelle” luminose vicine a Giove. Presenta una serie di disegni dimostrando che la luna non è piatta e riconosce i crateri. Keplero è alle prese con problemi economici, scrive un altro libro nel tentativo di ricevere la paga dall’imperatore che invece appare più propenso ad investire nell’impresa bellica.
Galileo rivela nel “Sidereus Nuncius” la scoperta dei 4 satelliti di Giove. Consapevole delle reazioni che quest’ulitma avrebbe avuto, soprattutto negli ambienti aristotelici, li battezza Astri Medicei in onore di Cosimo II de’ Medici, Gran Duca di Toscana. Soltanto in seguito, su suggerimento di Keplero, i satelliti prenderanno i nomi con i quali sono conosciuti oggi: Europa, Io, Ganimede e Callisto.
La scoperta di un centro del moto che non fosse la Terra comincia a minare alla base la teoria tolemaica del cosmo, mentre la guerra sconvolge gli uomini con atrocità ed epidemie.
Successivamente Galileo puntò il cannocchiale verso il Sole, osservandone l’immagine proiettata su uno schermo bianco; osservò le macchie solari e ne studiò sistematicamente il loro moto, limitandosi, questa volta, a comunicarne i risultati ad alcuni amici in forma privata. Keplero durante un processo lungo spese un patrimonio per salvare la madre dall’accusa di stregoneria.
Potremmo concludere che i due dovendo confrontarsi con la questione lasciata aperta del sistema copernicano, percorrono strade diverse. Le soluzioni proposte da Keplero culminano nell’enunciazione delle celebri “tre leggi” e trovano fondamento nell’estrema accuratezza delle osservazioni astronomiche. Galileo invece elabora una nuova fisica che incorpora in un unica teoria fenomeni celesti e fenomeni lunari. Una scienza del moto fondata sul principio di relatività.