Quando manca l’aiuto giusto

Creato il 26 agosto 2015 da Claudia

Se mi seguite con constanza, sicuramente vi ricordete del mio simpatico vicino alcolizzato.... Che tanto simpatico non è mai stato, e lo è ancora meno da quando ha cominciato a stalkerizzarmi... Ma non pensate subito al peggio, per favore. Vi avevo già raccontato nello scorso post della sua orribile abitudine di bussare per ore alla mia porta, senza nessun motivo, o del suo tentativo di entrare nel mio appartamento. Ma c'è altro. Perchè da qualche settimana a questa parte, ogni volta che lui ha una delle sue nottate di bravate, a cui segue un'intera giornata di bevute, urla, e schiamazzi, e io esco di casa, lui apre la sua porta, mi urla frasi più o meno comprensibili e più o meno appropriate, e a volte mi segue giù dalle scale. Vi spiego meglio: noi abbiamo delle porte con dead bolt per cui basta tirarsi la porta dietro per chiuderla... Il problema è che questa porta, quando si chiude, fa parecchio rumore. Ecco, io esco di casa, mi chiudo la porta alle spalle e mi avvio verso le scale; lui sente la mia porta chiudersi, apre la sua (attaccata alla mia) e mi parla/segue. Io ovviamente non gli rispondo, a volte neanche lo guardo, e tiro dritto giù per le scale, senza correre ma senza fermarmi. E lui di solito a quel punto se ne torna a casa. Ecco, questo è quello che succede da qualche settimane, una o due volte la settimana. Non è niente di eccessivo, non ha mai provato a toccarmi o a fermarmi (e ci mancherebbe!), e non mi ha mai seguito in strada... Ma per me è abuso, è stalking, è mancanza di rispetto e voglia di invadere la mia privacy e minare la mia sicurezza. Non è una violenza fisica, ma è violenza mentale.

E così oggi abbiamo fatto l'ennesimo passo per provare a risolvere questa situazione. Non so come funzioni in Italia, ma qui in Australia per quanto riguarda le liti/dispute tra vicini, esiste un protocollo abbastanza rigido da seguire per cercare di risolvere il problema. Il primo step ovviamente è quello di cercare di parlare con il vicino in questione e chiedergli di interrompere l'atteggiamento che crea il problema. Noi l'abbiamo fatto di persone appena trasferiti qui, ma poi, visto il soggetto che avevamo di fronte, abbiamo deciso di affidarci all'amministratore del condomiio, che ha mandato lettere su lettere al vicino chiedendo di piantarla. Lettere che ovviamente non hanno avuto nessun effetto. Il secondo step è quindi di inviare una notice to comply, ovvero una richiesta formale da parte dell'amministrazione di rispettare una regola, in questo caso il silenzio. Se questo non dovesse venire entroun determinato termine di tempo (nel mio caso, immediatamente), il vicino può essere multato fino a $550. Qualora anche questo non dovesse funzionare, il terzo step è quello di ricorrere alla mediazione. Questo servizio a basso costo viene offerto dal dipartimento del Fair Trading, che si occupa, tra le altre cose, anche di dispute tra vicini. La mediazione è volontaria e si tratta appunto di mediazione, per cui le due parti cercano di trovare una soluzione al problema con l'aiuto del mediatore. Qualora una soluzione non si trovi, allora il quarto step è chiedere un'udienza al tribunale civile e amministrativo dello stato, che può imporre sentenze e multe, ed ordinare che determinate azioni avvengano.

E quindi, tornando a noi, questa mattina abbiamo avuto il nostro incontro di mediazione, per cui eravamo estremamente in ansia, non sapendo a cosa andavamo incontro. Mille scenari ci si aprivano davanti: che all'incontro venisse solo la sorella (proprietaria di casa), che venisse anche lui, che negassero tutti, che fossero aggressivi, ecc. Ci siamo preparati al peggio, e forse questo ci ha aiutato a reagire meglio oggi. All'incontro sono venuti la sorella e il marito. Ci hanno lasciato esporre la nostra posizione, e poi, con gli occhi bassi, hanno ammesso che fosse tutto vero. Hanno ammesso che, nonostante non fossero a conoscenza di alcuni dettagli (come i suoi abusi nei miei confronti), sia consci di come questo problema vada avanti da anni. E che il motivo è l'alcolismo del fratello. E i suoi problemi di schizofrenia. E questo noi non lo sapevamo: così adesso sappiamo che abbiamo a che fare con un vicino schizofrenico, oltre che alcolizzato. Combinazione esplosiva? Per la mia ignoranza sì, ma mi affido volentieri a qualche esperto per consigli e suggerimenti. Detto questo, la sorella ha ammesso di non sapere cosa fare e di avere le mani legate. Perchè nel New South Wales (non so nel resto d'Australia) non esiste la possibilità di ricoverare una persona per alcolismo (o altre dipendenze) contro la sua volontà. E lui chiaramente non vuole curarsi. E quindi loro (e noi) si trovano davanti a un impasse: vogliono risolvere il problema, vogliono aiutare il fratello, ma non sanno come farlo.

E questo è decisamente triste per tutte le persone coinvolte: la persona che continua a essere vittima della sua dipendenza, la famiglia che vorrebbe aiutare il malato, i vicini che devono subirne gli abusi, e la comunità in generale che non è protetta da un individuo potenzialmente pericoloso. Il tutto per salvaguardare la libertà di ogni individuo, che non può essere negata a meno che non venga imprigionato. Ma a me pare che in questa situazione, siamo tutti a perderci...