Quando non ci sono più sfumature, è il tempo della barbarie

Creato il 28 maggio 2014 da Maria Carla Canta @mcc43_

“Lei è rimasto in Africa troppo a lungo, Bruno”

“Che cos’è l’Africa, o l’Asia , o l’America?” ringhia disgustato “E’ ovunque la stessa cosa.
Bordelli o case chiuse, quel che conta è lo spirito che li anima. Che si dica puzza o odore sgradevole, l’aria resta viziata comunque. Il Polo Sud non è che il Nord a testa in giù, e l’Occidente non è che l’Oriente ribaltato.
E lo sa perchè, signor Krausmann? 
Perchè non ci sono più sfumature. E quando non ci sono più sfumature, chiunque può razionalizzare qualsiasi cosa, compresa la barbarie più spietata

 L’equazione africana
di Yasmina Khadra

da Buongiorno Africa di Raffaele Masto

In Africa spesso l’inconcepibile diventa realtà e in un paese dove regna il caos e il disordine sociale,vige la legge del più forte e la forza è determinata dall’avere un arma. Muoversi è complicato, lo sanno i giornalisti, lo sanno i militari e lo sanno anche le ONG che troppo spesso si concentrano in un solo villaggio perchè più raggiungile, o perchè “protetto” dai soldati stranieri, dimenticandosi completamente che questo paese è vasto e necessita di aiuti concreti ma sopratutto di stabilità. Inutile riempire magazzini improvvisati che durante la notte sono alla mercè dei tanti sbandati che compiono scorribande ferendo, o peggio, i volontari disarmati che fanno la guardia. Sembra assurdo ma in alcuni quartieri c’è abbondanza, capita di vedere gente che rivende il proprio sacco di riso perchè non ne ha bisogno, gente che si presenta alle distribuzioni con una bomba a mano perchè non è nella lista dei beneficiari e pretende, gente che muore ammazzata da un colpo d’arma da fuoco perchè i francesi non scherzano e non ti puoi presentare con un coltello, o con un piede affettato perchè neanche i balordi col macete non scherzano. Insomma regna la confusione…. E i deboli? Gli ultimi? Quelli senza armi, senza risorse? Quelli che non vivono nel quartiere dove arriva il camion stracarico?….

da Ucraina: l’inizio della strage in attesa di Pinochet di Pino Cabras

Quando le proporzioni sono queste, dove si muore quasi solo da una parte e quasi soltanto fra i non combattenti, non è più una guerra codificata dalla ragione e dal diritto, ma una strage. Strage è la parola più adatta a descrivere quel che sta accadendo nell’est dell’Ucraina. Un’immane ecatombe a opera del governo di Kiev, per colpire e terrorizzare la popolazione con la benedizione e il silenzio di Obama, dei maggiordomi europei e della stampa a trazione NATO.
Il neo-eletto presidente ucraino Poroshenko giustifica tutta questa ferocia pianificata in nome della lotta al terrorismo. I morti che vengono accatastati negli obitori di Donetsk sono però civili sorpresi nella loro vita quotidiana.
Nelle elezioni appena svolte, lo stesso giorno in cui si votava in Europa, i partiti paramilitari nazistoidi ucraini hanno ottenuto pochissimi voti, rastrellati invece da satrapi, plutocrati e oligarchi mafiosi. Ma le urne non danno misura del loro potere reale negli apparati repressivi, essendo detti nazistoidi, sin da subito, inquadrati nelle nuove milizie della premiata macelleria “cilena” di Kiev. E a che servono partiti nazisti, quando nazista è l’operato del regime, nazisti i metodi e le rappresaglie? Si sarà capito che non è il consenso dei cittadini né la loro rappresentatività la preoccupazione numero uno dell’operazione in atto.
L’edizione ucraina di Forbes, il 23 maggio, scriveva che all’Ucraina sarebbe servito ripetere la positiva esperienza del Cile di Pinochet, che aveva portato il suo paese ai fasti e i miracoli del vero capitalismo. L’esperimento sul corpo vivo dell’Europa è agli inizi, ormai non lo nascondono nemmeno.


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