Un documentario in onda su History Channel, racconta come l’azienda di Ivrea progettò pionieristicamente, il computer come lo conosciamo oggi. Una storia che inizia negli anni ’60 quando la gente comune non aveva alcuna idea di cosa fosse un computer, il concetto stesso di personal computer non era ancora stato inventato.
I computer erano solo enormi apparati costosissimi, ingombranti e gestiti da pochi tecnici super specializzati, in camice bianco. Nell’era dei grandi calcolatori, i computer occupavano intere stanze e potevano essere utilizzati solo da tecnici esperti; per questo erano adottati solo in centri di ricerca e istituzioni militari, la gente li associava a stategie belliche, per questo ne aveva paura. Una paura giustificata anche dal fatto che le informazioni che circolavano li associavano ad una futura forma di controllo della vita degli umani, era normale che l’opinione pubblica li vivesse come l’incubo di qualcosa che avrebbe dominato l’esistenza.
Nel 1962 la Olivetti, grande produttrice di macchine da scrivere, inizia gli studi sull’informatica. Da qui è cominciata tutta la storia dei computer. In tempi impensabili, una visione tutta italiana percorre una strada diversa e mai solcata prima, una strada che imprime un’accelerazione straordinaria al corso della storia del XX secolo: creare una macchina di piccole dimensioni, capace di stare su una scrivania e utilizzabile da chiunque ad un costo accessibile. Una scintilla che avrebbe cambiato il mondo.Un rischio tutto da immaginare e spiegare! Non c’erano riferimenti, un idea mai pensata, si partiva da zero. Necessario un campione, un prodotto vero, per convincere che quell’idea aveva senso.
Ma come partire, se fino ad allora il computer occupavano intere stanze con km di cavi? Una prova insuperabile quella di condensare tutta la potenza in una sola piccola macchina. Ci voleva una memoria unica, in grado di cambiare il punto di vista, la chiave di volta, uscire dagli stereotipi, una rivoluzione copernicana, bisognava creare qualcosa di semplice, anzi più semplice del semplice, per persone normali, una sfida affidata al genio italiano.
Ed ecco pian piano, prendere corpo un oggetto che interagisce con una sola persona seduta su una sedia, con un nome femminile: la Programma 101, il primo personal computer del mondo. Detta anche “Perotina” dal nome del suo progettista, Pier Giorgio Perotto, scomparso nel 2002, fu l’inizio di una rivoluzione i cui effetti li vediamo ancora oggi. Fu un processo lungo e non senza colpi di scena, anche perché era cominciato per l’Olivetti un periodo di difficoltà economiche che portò alla vendita delle divisione elettronica a General Electric, compresi i progetti del laboratorio di elettronica. Seguito da un periodo di conflittualità con la nuova direzione che non comprende la potenzialità del progetto, non ne intuisce l’utilità, non vede degli sbocchi commerciali.
Arriva il 1965, grazie alla fiera tecnologica mondiale dell’epoca, a New York, l’Olivetti espose in pompa magna i nuovi modelli di calcolatrici meccaniche, relegando in una saletta nascosta la Programma 101. Ma, dopo una prima dimostrazione a giornalisti ed esperti, lo stand fu preso d’assalto, con file interminabili per vedere la nuova rivoluzionaria macchina, un vero trionfo.
Con gli anni, la rivoluzione tecnologica prende forma dando inizio ad una nuova era della comunicazione. Furono venduti quasi 44 mila esemplari, la maggior parte negli Stati uniti, grazie anche al prezzo particolarmente contenuto, 3200 dollari. Fu usata da manager e medici, da ingegneri e progettisti, ma fu anche adottata dall’esercito per pianificare le strategie militari in Vietnam e dalla Nasa per calcolare i dati della missione sulla Luna.
Il mondo ora, era pronto. Con la Programma 101, Perotto e il suo team non inventarono solo il primo personal computer ma anche il software registrato in una scheda magnetica che è a tutti gli effetti l’antesignana del floppy disk; poco dopo arrivarono anche delle interfacce che consentirono alla macchina di dialogare con altre macchine e con apparecchi elettromeccanici; oggi le chiameremmo internet e porte usb. La programma 101 è storia, superata, vecchia, ma il mondo della tecnologia deve essere grato a questo prototipo che ha spianato la strada alla democratizzazione di internet .