Quando pensavo che “The Smurfs” fossero un gruppo britpop!

Creato il 03 ottobre 2014 da Giannig77

Sembra incredibile a pensarlo adesso, ma c’è stato un tempo – relativamente vicino (si parla di metà anni ’90) – in cui Internet non era proprio alla portata di tutti. Cominciavano a fare capolino nelle città i primi Internet Point ma i tempi di connessione erano spesso lunghissimi, a seconda delle zone, e i costi, non dico proibitivi, ma nemmeno praticamente “free” come adesso, e non certo da altri dispositivi che non fossero i soliti computer. Insomma, per documentarsi esistevano molti altri modi, magari – anzi, quasi sicuramente – più autorevoli e certificati, come le vecchie enciclopedie, i libri, anche la televisione e le radio. Per chi, come me, era appassionato di musica, esistevano tante riviste specializzate ma così pure la bella pratica di andare a ordinarsi le riviste oltre Manica, o oltre Oceano (vabbè, qui mi potranno capire solo i “fanatici”).

Con Internet però è indubbio che molte distanze si siano avvicinate, o quasi azzerate. Qualsiasi tipo di informazione è a portata di click. Certo, poi bisogna quanto meno verificare ma anche in quel caso le soluzioni sono alla portata di tutti e in tempi brevi.

Tutta questa premessa per dirvi che all’epoca della mia vera infatuazione per la musica passata poi a posteri come “britpop” Internet non era così diffuso, per lo meno non lo era a casa mia o nei dintorni. Così, quando gli Oasis, i Blur o i Suede iniziarono a insinuarsi in me con le loro splendide canzone e atmosfere, avevo voglia di raggranellare ogni tipo di notizia su di loro e su altri gruppi. Le riviste erano sì fondamentali, eppure alcuni gruppi erano (giustamente, col senno di poi) lasciati in secondo piano. In Italia l’ondata inglese stava lentamente ma inesorabilmente arrivando, terminata la fortunata stagione del grunge in modo tragico (con il suicidio di Cobain) e in classifica emergevano soprattutto i già citati Oasis e Blur, protagonisti in patria dell’osannata, quanto artefatta, “battle of the bands”, ma anche Radiohead e, più tardi, Verve. Scorgendo le classifiche inglesi però, accanto a questi gruppi divenuti poi classici del loro tempo, stavano a far bella mostra di sé altri esponenti del ribattezzato filone britpop. Gente che gli appassionati del genere conosce bene ma che in realtà da noi ebbero poca eco a livello di massa. Alludo a Bluetones, Ocean Colour Scene, Menswe@r, Sleeper, Elastica. Tutti gli altri nomi che ogni tanto finivano nei primissimi posti in classifica erano magari meteore ma di mia conoscenza. Invece quegli “Smurfs” proprio non mi dicevano niente. Mai una riga in nessuna rivista musicale, mai indicati nel britpop, il nome tradotto che non mi diceva assolutamente nulla (non c’erano Internet, lo ricordo, e i dizionari cartacei di inglese non riportavano nessun termine associato a questo bizzarro nominativo). Insomma, buio totale per me. Eppure per quasi 2 anni consecutivi rimasero nei piani altissimi delle charts inglesi, sia per Melody Maker che per New Musical Express, in classifiche ufficiali quindi. Ricordo che nel ’96 in particolare “The Smurfs go pop” stette al primo posto quasi per un mese! Ah, e nessun video mai visto su Mtv, allora rete esclusivamente musicale e che sul britpop puntò moltissimo. Passarono anni, di loro mi dimenticai celermente. Quando anni dopo capii chi fossero, quasi mi vergognai della mia “ricerca” folle iniziata prima. Per fortuna non ne parlai con nessuno dei miei amici super appassionati. Perché mi è venuto in mente tutto questo nel 2014? Perché, proprio vicino al mio ufficio, la mia collega aveva sopra la scrivania un pacchetto di fazzoletti, probabilmente dei suoi bimbi, con sopra disegnati i mitici Puffi e la scritta, in inglese, “The Smurfs”! Hai capito, e io che credevo che Cristina D’Avena con le canzoni dei cartoni facesse successo solo da noi. Invece, anche nell’Inghilterra tanto all’avanguardia in fatto musicale, in charts dominate dai gruppi britpop, i più venduti erano gli strani ometti blu con le loro simpatiche canzoncine!


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