Benedetto e Francesco si incontrano nella bolla dell’impossibilità possibile. Sono l’uno di fronte all’altro, l’uno in poltrona, l’altro su un divano. Ma tra i due si percepisce una ieratica presenza/assenza. Forse è la Morte, forse è Dio o, probabilmente, entrambi. A noi non è dato sapere.
La sensazione è che Benedetto dialoghi da un oltretomba terreno, da un sottosuolo emerso, che inficia il nascondimento, cui si consegnava all’indomani dell’abdicare.
Si percepisce una sorta di inutilità della Morte, che pure è lì a osservare e a tentare d’intervenire per dare luogo a se stessa, allorquando ognuno le riconosce una potenza definitiva, per giustificare la presenza di Francesco. Ma ogni suo sforzo risulta vano, non si sente ascoltata e ogni suo potere, decisionale e tombale, si perde.
Mentre i due papi si scambiano convenevoli in codice (non è dato sapere se benedettino o francescano), la Morte decide e si rivolge a Dio, lì al suo fianco, per domandare, in sudditanza, se la Sua Divina Esistenza, a questo punto e date le circostanze, non sia un po’ vana o comunque inefficace e lacunosa. Ma non riceve risposta.
In ogni caso entrambi (la Morte e Dio) sono lì, impegnati a sorreggere una lapide pesantissima e invisibile, – com’è, peraltro, nel loro stile, – in posizione verticale, al di qua della quale Benedetto lascia consegne “emerite” in forma di preghiere, mentre Francesco, dall’Aldilà della stessa, userà le medesime per pontificare, anche con le scarpe grosse.
A noi creature terrene non resta che attendere, osservando questa immagine, per vedere da quale parte cadrà l’enorme pietra tombale, una volta che la Morte e Dio, riconquistando la loro dignità, lasceranno la presa.
P.S. Ho preso in considerazione il fatto che, a un certo punto della sua carriera, potrebbe dimettersi, chissà per quale errore, anche papa Francesco e poi il suo successore e il successore del successore, che, ho pensato, finalmente si sarà autorizzato a chiamarsi Gesù II, l’unico dunque fra i quattro dell’Ave Maria, che potrà a quel punto dialogare anche con Dio e la sua