Detto ciò negli ultimi cinque mesi e mezzo, il tempo "residuo", quello cioè che avanza agli impegni improrogabili, l'ho investito in una di quelle attività che generalmente ritengo a minore valore aggiunto, ossia riposare. Non c'è niente da fare, io sono una persona iperattiva. Non riesco a stare ferma. E se devo stare ferma da ferma devo fare comunque qualcosa. Impegnare la mente e ancor meglio le mani. Poi però arriva il momento in cui bisogna rallentare, spegnere la luce poco dopo cena, cancellare dalla propria "to do list" le attività futili e non necessarie e concedersi il tempo giusto e necessario affinchè il corpo e la mente ritornino a respirare allo stesso ritmo della vita. 70 battiti al secondo non di più. Perchè poi c'è una piccola creatura che si fa spazio dentro di te e che giorno dopo giorno ti occupa i pensieri, il cuore e la pancia. Ed allora anche il non fare niente diventa il fare tutto. Perchè quando si aspetta un bambino anche il solo esserci, esistere, mangiare e dormire diventa un lavoro. Il proprio corpo si trasforma nel mezzo, nello strumento attraverso il quale la vita si offre alla vita e l'anima assapora l'infinito e grandioso senso di magnificenza dell'essere donna generatrice. Il privilegio immenso di sentirsi entità divina. L'anello di continuità della lunga catena dell'umanità. Seminatrice di speranza e di quel futuro che andrà oltre la propria semplice esistenza.
Per la seconda volta nella mia esistenza mi sento parte di un miracolo. Tutto in me risplende e mi fa gioire di una riconoscenza profonda. E rispetto alla prima gravidanza tutto è uguale ma niente è come prima. Uguale è l'emozione nell'ammirare quel cuoricino battere all'impazzita. Uguale è la commozione per ogni calcio o pugno ricevuto. Uguale è l'eccitazione nell'immaginare una nuova vita far parte della propria famiglia. L'amore che cresce giorno dopo giorno verso il figlio che se ancora non nato è già figlio. Uguali le paure. Uguali i timori.Diverso è il vivere queste emozioni. Il corpo sa già cosa aspettarsi. I seni che crescono, la pancia che sporge, i fianchi che si allargano, i chili che si accumulano. Non ci sono più tutte quelle fotografie di profilo. Il corso pre-parto è stato sostituito da un corso di yoga. Non ci sono le interminabili letture di pedagogia per crescere un figlio felice. Ci sono invece studi più attenti per capire se vaccinare o meno il piccino. Capire come fare per svezzarlo in modo più naturale. C'è maggiore consapevolezza. Perchè alla fine si parte già da un'esperienza maturata sul primo di figlio che per un pò di tempo avrà goduto di un'attenzione esclusiva da parte dei genitori ma che nel bene o nel male avrà fatto un pò da cavia alla loro impreparazione. Perchè i genitori sbagliano. Sbagliano per amore e tante altre volte sbaglieranno. Anche con il loro secondo figlio.
Quando si aspetta un secondo bambino si è più coscienti del proprio ruolo, dei propri limiti, delle proprie responsabilità ed anche se il ritorno ai pannolini, alle notti insonni, ai pianti inconsolabili, allo scombussolamento degli equilibri e dei ritmi dopo tanto tempo ritrovati mettono sinceramente paura c'è poi quel coraggio scellerato, quell'audacia sconsiderata che solo l'amore sa dettare.Quell'amore che porta a desiderare un secondo bambino non tanto per un puro e mero istinto genitoriale, che anche con un figlio unico potrebbe essere più che pienamente appagato, quanto come il desiderio di fare del secondo figlio un dono d'amore per il primo e del primo un dono d'amore per il secondo.
Così nel mio cuore sto coltivando questo nuovo sogno d'amore.