Quando si parla di Anna Da Re si parla di grande editoria. Si parla di Mondadori, per cui ricopre il ruolo di PR e di quell’Italia da leggere che ‘fa’ il mercato, quell’editoria tanto ambita quanto discussa da autori (e lettori?) che pensano ai libri come qualcosa di sacro. È un pezzo della nostra cultura e Anna, che di cultura vive e sa, mi ha risposto con competenza su argomenti che avrebbe potuto tranquillamente tralasciare, questo è bene che si sappia, senza lesinare giudizi personali, considerazioni di ordine generale sull’editoria in genere e, cosa che più mi interessava ai fini di questo dialogo, alcuni risvolti umani del suo lavoro. Non dev’essere infatti facile avere a che fare con testi di ogni tipo e qualità e saperci lavorare senza lasciarsi influenzare dalle proprie preferenze letterarie, o da giudizi specifici su di una tal opera. A quanto pare lei ci riesce e non ha esitato appunto a dirmi la sua con la padronanza della materia che le è propria.
Anna, saper comunicare è la chiave del tuo lavoro, sia che si faccia social, sia pubbliche relazioni, che si venda o che si scriva su un blog. Quando e come hai deciso di far diventare questa tua capacità una professione?
La mia prima esperienza di comunicazione è stata quando, appena laureata, sono andata a insegnare. Insegnavo sociologia, che era esattamente la materia in cui mi ero laureata, ma parlare con dei ragazzini mi ha messo a dura prova. Però ho capito quanto era importante, più che sapere le cose, farle capire, usando parole e concetti accessibili all’interlocutore… E poi mi è sempre piaciuto scrivere, ma non ho mai avuto la vocazione dello scrittore. Un giorno un po’ per caso ho scoperto che esisteva il mestiere di copywriter, e ho cominciato così. Poi sono passata per le pubbliche relazioni e una comunicazione più personale, e infine internet che mi permette di tenere insieme tutto: faccio la digital PR, ho due blog, scrivo su Twitter…
Quasi certamente ti sarà capitato di far conoscere e diffondere opere che non ti piacevano: come si vive il contrasto umano tra la Anna lettrice e la Anna PR?
Mi è capitato ma non è mai stato un problema, nel senso che ci sono sempre delle motivazioni e degli argomenti da usare per raccontare e promuovere un libro. Il gusto personale non dovrebbe mai entrarci, perché porta fuori strada, essendo appunto, personale.
L’editoria è morta, dice qualcuno, con l’avvento del web. Altri dicono che si sta solo trasformando. Secondo te, verso quali nuovi sviluppi si sta muovendo e quali sono le novità che potrebbero attecchire?
Che domanda difficile! L’editoria come luogo di produzione di contenuti, con qualcuno incaricato di selezionare e dare una forma a quei contenuti, secondo me non scomparirà. Già su tutti i social siamo sommersi di contenuti, e usiamo dei criteri per selezionare quelli che ci interessano. Tra i criteri c’è anche un qualcuno: leggo i blog delle persone che stimo, tutti i blog non li potrei mai leggere. Però non saprei dire che forma prenderanno, la selezione dei contenuti o i contenuti stessi. Penso veramente che siamo nel mezzo di una rivoluzione, che molto cambierà, ma davvero non saprei dire come!
Prendiamo ad esempio gli ebook. In Italia stentano a imporsi come invece accade all’estero, dice l’ISTAT: si legge davvero poco in generale o è solo una differenza di abitudini che qui tardano a prendere piede?
Temo che in Italia si legga poco comunque, che il libro sia di carta o elettronico. Certo qui non sono diffusi gli ereader, e penso che non si diffonderanno mai perché ci sono i tablet. Con i tablet però ci si può intrattenere in tanti modi, oltre che leggere… Non conosco i dati, ma tendo a pensare che gli ebook siano come i libri: negli altri paesi ne leggono di più. Però mi immagino che un giorno esisterà un oggetto che è un ibrido tra uno smartphone e un tablet, su cui magari ci saranno pezzi di libri da leggere nei ritagli di tempo…
Gli autori emergenti con il self-publishing: creano possibilità di scelta o tanta confusione?
Sicuramente creano sia possibilità di scelta sia confusione. Io personalmente ho una lista di libri da leggere, per lavoro e per piacere, che è così lunga che non mi lascia il tempo di guardare ai libri “self published”. Ma sono contenta che le persone abbiano la possibilità di rendere visibile il loro lavoro, e di pubblicare in modo così diretto. Io credo davvero che ci sia posto per tutti, e che più opportunità ci sono per tutti più il mondo si arricchisce!
I grandi editori secondo te monitorano, in un certo modo, il mercato del self? Oppure quali altri canali utilizzano per scoprire nuovi talenti?
Di sicuro gli editori monitorano il mercato del self publishing. Ma su come scoprono i nuovi talenti devi chiedere agli editor, non a me…
Come vivi umanamente il tuo lavoro di pierraggio quando si arriva a un grande successo editoriale e quando, al contrario, non si arriva al risultato sperato?
Beh, i successi editoriali fanno piacere, ma come tutti i successi insegnano poco e fanno riflettere pochissimo. Invece sugli insuccessi si riflette molto e si cerca di imparare.
E’ una misurazione molto difficile, se pensi che è già difficile fare una rassegna stampa delle uscite online! Io uso Storify per raccogliere quello che è uscito online su un libro, e quello dà una misura di quanto un libro è stato seguito e se è piaciuto. Poi ho dei miei riferimenti rispetto ai blog e testate online con cui collaboro; dato numerici ne ho pochi e non sempre significativi.
Penso che il rendimento si misuri non solo in pezzi usciti, ma in reputazione dell’editore e degli autori. Un lavoro di fino, di pazienza e costanza. Credo (e spero) che anche i miei responsabili facciano delle valutazioni qualitative oltre che quantitative…
Secondo te, quali sono le reali esigenze dei lettori di oggi e quali quelle dei lettori di domani?
Fammi indovino che ti farò ricco, diceva mia nonna…
Paziente dunque, metodica e razionale al punto di saper lavorare con il materiale che le mettono a disposizione. Ho reputato particolarmente interessante il suo pensiero riguardo ai successi e agli insuccessi, credo che la filosofia di Anna in proposito, aldilà delle varie correnti di pensiero sull’editoria in genere, tocchi l’universalità in questo senso: vale per tutti il riuscire, il poter e il dover guardare al proprio lavoro ed esclusivamente a quello con obiettività e senza troppe autocelebrazioni, perché la bontà di un proprio libro sta forse in quanto si è avuto il coraggio di mettersi in gioco con ogni lavoro precedente.
Che poi l’editoria stia cambiando e in Italia si legga poco, beh, questo purtroppo ci sono dei dati a dimostrarlo, Anna non fa che confermarcelo, però possiamo porci una domanda: che la grande editoria piaccia o meno, cosa fa ognuno di noi per cambiare lo stato delle cose? Perché in fondo, è inoppugnabile anche questo, il mercato è composto da autori e lettori e chi sta nel mezzo, come l’editore, in teoria non farebbe che da tramite. O sbaglio e c’è davvero qualcosa che non va? Ditemi la vostra, poi però, certo, anche voi potete dirmi ‘fammi indovino che ti farò ricco’…
I blog di Anna Da Re
Chi è Anna Da Re
Un passato da copywriter, oggi Anna Da Re è digital PR per Mondadori.