Quando si ha davvero fame. In risposta ad un articolo di Officina Masterpiece

Creato il 16 gennaio 2014 da Diletti Riletti @DilettieRiletti

Brevissima riflessione suscitata dalla testimonianza di Roberto Donelli, capo redattore della redazione Motori del Corriere della Sera, riportata sul blog Officina Masterpiece a sostegno di una “analisi sul perché non si legge più o si legge meno“.

Non so che tipo di lettore sia stato -ove mai lo sia stato davvero, e permettetemi di dubitarne- il signor Donelli. Il modo che ha di parlare dei libri letti, della sua disaffezione causata dall’incapacità di decidersi nella pletora di libri esposti mi fa ritenere che non abbia mai letto per vero interesse, per passione, per fame.
Perché quando si ha fame, caro Donelli, si sa benissimo di “quale cibo” si ha bisogno: se si ha fame e si vuole un’insalata, si sa quale mangiare, come prepararla e come condirla, a cosa accompagnarla e in che quantità. Io so perfettamente che mangio soltanto insalate croccanti e quindi, arrivata al banco, evito il songino e mi fiondo sulla belga, sull’iceberg, sui finocchi. Mi conosco.

So che se anche dovessero servirmi su un piatto d’argento massiccio cesellato dal Cellini in persona 50 sfumature di quasi niente o Baciami volando basso sopra l’orizzonte del cielo (non provate a rubarmi questo titolo, è MIO!!!), restituirò il piatto intonso. Ma tentate di nascondere un ghiotto Jonathan Coe in mezzo a 50 buste di insalata, io lo troverò e lo mangerò di gusto.

Conoscete quella frivola storiella/di un certo asino di cui si discute a scuola?
Nella stalla gli vennero portate/per il suo pasto due quantità di fieno uguali,
della stessa qualità, per molte volte;/dai due mucchi l’asino si vide tentato
ugualmente, e, drizzando le orecchie,/proprio in mezzo ai due mucchi uguali,
concretizzando le leggi dell’equilibrio,/morì di fame, per timore di fare una scelta.

Insomma, come nel paradosso dell’asino di Buridano, qui sopra riportato nella versione di Voltaire, per eccesso di scelta il lettore indeciso decide di non mangiar più e lasciarsi morir di fame.

Ma la fame vera non ammette deroghe o rinvii, non ti lascia tornare a casa imponendo allo stomaco vuoto di tacere e vedersi un film. Lo stomaco brontola, protesta, si contorce. Chiede, pretende soddisfazione. E più questa tarda ad arrivare, più aumenta le sue pretese, senza tregua.

Mi sorge il sospetto, signor Donelli, che lei sia sempre stato piuttosto inappetente, che i “russi pallosi” li abbia giusto sentiti nominare da qualche amico (avete notato che di recente i russi sono “pallosi” e l’Ulisse non l’ha finito nessuno? mode del momento…), e che insomma quando ha dovuto mangiare l’ha fatto per forza e solo per sopravvivere.
Per carità, nulla di male, ad ognuno la sua passione.

I motori non sono certo il mio pane, lo so bene e mi guardo dall’intervenire a sproposito sull’analisi del performante carburatore (esistono ancora i carburatori? mi viene il dubbio) dell’ultimo modello della berlina giapponese Yo-cio-san. E consapevole della mia totale “asinaggine” sorrido e annuisco, risparmiandomi qualche figuraccia.

A bon entendeur…


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