Quando si perde la cultura dell'indivisibilità dei diritti

Creato il 08 novembre 2013 da Asinistra
Mancava l'esternazione del venditore di pentole fiorentino e la lotteria su chi la spara meglio per acquisire visibilità o guadagnarsi qualche citazione è pressoché completa. Il caso “Cancellieri – Ligresti” è stato in tutti questi giorni sbandierato come elemento “di favore personale” e spesso è stato portato a confronto inopportunamente con casi il cui esito è stato sicuramente tragico. Significativi e ammirevoli infatti risultano gli interventi della madre di Federico Aldrovandi e la sorella di Stefano Cucchi, che da famigliari coinvolti realmente in vicende giudiziarie, non chiedono ritorsioni o vendette personali ma il rispetto di quelle regole che guardino ai detenuti come cittadini a cui è limitata la libertà ma mantengono tuttavia tutti quei diritti che salvaguardano la dignità e integrità personale. A sinistra il concetto di “indivisibilità dei diritti” è fondamentale nel momento in cui, i diversi, i diseredati, i senza voce sono realtà concrete e non mere ipotesi sociali e/o politiche. L'indivisibilità dei diritti ci ricorda che non possono essere applicate scale di valori a secondo della rilevanza sociale dei soggetti a cui fare riferimento, e , la determinazione che dobbiamo avere è che la stessa attenzione che c'è stata nei confronti della detenuta Ligresti debba esserci nei confronti della anonima detenuta tossicodipendente, o extracomunitaria o rom. A sinistra sento sempre meno parlare di rispetto delle regole e sempre più vedo inseguire moti di “pancia” populisti, spesso xenofobi e con una grande componente di antipolitica.
Proprio una certa mancanza di attenzione per il “rispetto delle regole” ha opacizzato quello che a mio parere era non un “favoritismo” ma un vero e proprio “conflitto di interesse” che coinvolgeva il Ministro Cancellieri e suo figlio ex dirigente Fonsai (direttore). Legittimo o meno, in questo caso l'opportunità diceva che la Ministro Cancellieri avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni o quanto meno qualcuno chiederglile.
In un Paese in cui gli attori politici sono suonatori di piano bar, comici neanche dei migliori e concorrenti della ruota della fortuna, la cultura del "senso dello Stato" diventa inevitabilmente quasi una bestemmia. Cosa rammarica è quando è a sinistra che si perdono riferimenti granitici come quella "questione morale" che travalicava le appartenenze per dare un senso compiuto a quel concetto di "essere Stato" per salvaguardarne una corretta crescita. Loris
Dichiarazione Diritti Umani

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