QUANDO SIETE FELICI, FATECI CASO - Kurt Vonnegut

Creato il 01 aprile 2015 da Lalettricerampante
Tra tutte le cose che potrei invidiare agli Stati Uniti ce ne sono due in particolare (ok, in realtà tre, se consideriamo anche i festeggiamenti per il 4 luglio, mio compleann… giorno dell’indipendenza). La prima, quella più macroscopica, è la loro letteratura, passata ma anche e soprattutto contemporanea. Una letteratura prolifica e al tempo stesso di qualità, che ha dato voce a ogni tipologia di scrittore. In Italia questa letteratura un po’ manca. O meglio, c’è, ma fatica a diffondersi e a farsi scoprire.La seconda cosa sono i discorsi ai laureandi al termine dell’anno accademico. Negli USA il sistema universitario è diverso, ci sono le classi anche all'università, e quindi si presta molto di più a queste celebrazioni rispetto alle nostre sessioni di laurea sparse per l’anno accademico. Però, ecco, devo dire che se al termine della mia discussione, oltre al voto, ai complimenti e all'avermi proclamato dottoressa nella cosa sbagliata, il mio presidente mi avesse anche fatto un discorsetto per farmi capire che ce l’avrei fatta anche una volta uscita di lì, sarei stata sicuramente più contenta. 
Negli USA, dicevamo, questi discorsi sono la prassi. E sono tenuti solitamente da personalità di spicco di una determinata disciplina. Credo sia un modo per far capire agli studenti che “hey, io una volta sono stato seduto lì con voi e adesso sono qui, e vi sto parlando. Ce la potete fare anche voi”.
Quando siete felici, fateci caso, questo bel volumetto dalla copertina semplicemente magnifica, raccoglie i discorsi tenuti nell'arco degli anni da Kurt Vonnegut, grande scrittore americano (di cui ammetto di aver letto solo Mattatoio n.5).  Ora, non è che possa fare una recensione dei suoi discorsi, non avrebbe alcun senso. Però posso dirvi quello che questi discorsi mi hanno lasciato. Un elogio della semplicità, della felicità, delle piccole cose che possono cambiare il mondo. Ma non tutto il mondo, Kurt Vonnegut non è così presuntuoso. Possono cambiare il nostro piccolo mondo e renderlo un posto migliore. Con le sue parole, sia che le abbia pronunciate in un college femminile, sia in una piccola e sperduta università, sia di fronte agli studenti di quella che in passato ha frequentato anche lui, in pochi minuti dice e insegna tanto. 
A credere nelle proprie passioni, non tanto per vederle realizzate, quanto per formare la propria anima (“Praticare un’arte, non importa a quale livello di consapevolezza tecnica, è un modo per far crescere la propria anima, accidenti. Cantante sotto la doccia. Ballate ascoltando la radio. Raccontate storie”).A essere gentili, buoni ed onesti, perché l’odio ha creato solo distruzione (“Di regola io ne conosco una sola: bisogna essere buoni, cazzo”).Ad amare e non abbandonare mai i libri e lo studio, perché potranno essere dei grandi compagni per la vita (“Non abbandonate mai i libri. È così piacevole tenerli in mano, col loro peso cordiale. La dolce riluttanza delle pagine quando le sfogliate con i vostri polpastrelli sensibili. Gran parte del nostro cervello si dedica a decidere se quello che tocchiamo con le mani ci fa bene o male. Anche un cervello da quattro soldi sa che i libri ci fanno bene”). A mangiare tanta crusca e a lasciarsi stare le orecchie, a considerare sei le stagioni e non semplicemente quattro.A fare “l’amore ogni volta che potete. Vi fa bene”.E, soprattutto, a notare ogni singola cosa che, per quanto minuscola, ci può rendere felici. 
Ma tornando a mio zio Alex, che ormai è in paradiso. Una delle cose che trovava deplorevole negli esseri umani era che si rendevano conto troppo raramente della loro stessa felicità. Lui invece faceva del suo meglio per riconoscere apertamente i momenti di benessere. Capitava che d’estate ce ne stessimo seduti all'ombra di un melo a bere limonata, e zio Alex interrompeva la conversazione per dire: «Cosa c’è di più bello di questo?».
Spero che voi farete lo stesso per il resto della vostra vita. Quando le cose vanno bene e tutto fila liscio, fermatevi un attimo, per favore, e dite a voce alta:«Cosa c’è di più bello di questo?»
La cosa più bella in assoluto, che mi ha fatto amare questo libricino ancor più di quanto immaginassi ancor prima di acquistarlo (che, diciamocelo, un libro con una copertina e un titolo così, è uno di quelli che si comprerebbe anche a scatola chiusa, perché fisicamente molto bello), è il fatto che Kurt Vonnegut non ci mette retorica, ma tanto umorismo, tanta ironia e autoironia, tante battute (che sicuramente al momento del discorso dal vivo hanno reso ancora di più, anche se la traduzione di Martina Testa rende il giusto onore alle parole dello scrittore), lasciando perdere quel distacco, quel senso di superiorità con cui spesso gli accademici più anziani si rivolgono ai giovani. C’è onestà, c’è realtà, c’è passione, che gli derivano dalla scrittura, dal suo difficile passato, ma, sono convinta, anche dal fatto che lui creda e segua esattamente tutto quello che ha detto. 
Credo che Quando siete felici, fateci caso diventerà il libricino che regalerò ogni volta che qualcuno mi dirà che è un po’ giù di morale, che le cose non stanno andando come avrebbe voluto, che la vita fa schifo e non si sente apprezzato come voleva. Magari non risolverà il problema. Però sono sicura che almeno una delle parole di Vonnegut centrerà il suo obiettivo e che, almeno per un momento, chi lo leggerà si sentirà meglio.
Titolo: Quando siete felici, fateci casoAutore: Kurt VonnegutTraduttore: Martina TestaPagine: 107Editore: minimum faxAcquista su Amazon:formato brossura:Quando siete felici, fateci casoformato ebook: Quando siete felici, fateci caso

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